In un’intervista a Notizie.it, la candidata sindaco del M5S a Milano Layla Pavone ha illustrato le sue priorità in materia di transizione ecologica e innovazione, si è espressa su temi di attualità come il green pass e ha spiegato cosa la distingue dal primo cittadino uscente.
Cosa farà nelle prossime settimane in vista delle elezioni comunali e come mai il M5S ha scelto di correre singolarmente senza stringere, come accaduto in altri comuni, un accordo con il centrosinistra?
Siamo nel pieno della campagna e sono molto soddisfatta e determinata a rappresentare un’alternativa a Beppe Sala e Luca Bernardo. Credo che Milano abbia tutta l’opportunità di correre da sola e sono contenta di farlo in prima persona.
Poi vedremo cosa succederà durante la tornata.
Molti candidati delle altre grandi città al voto non hanno espresso una posizione chiara sul green pass, lei cosa pensa nel merito?
Il green pass è uno strumento molto utile per farci tornare alla quasi normalità e mette nelle condizioni tutti i milanesi di poter riaprire le saracinesche, ritornare nelle piazze, ritrovarsi e riprendere una vita che per due anni non siamo riusciti a fare.
Sono quindi assolutamente d’accordo con l’utilizzo del certificato verde e con il vaccino.
Quali sono le sue priorità in materia di transizione ecologica?
Per essere concreti, Milano è una città che negli ultimi anni ha subito un’enorme cementificazione. Dobbiamo quindi creare delle aree verdi, alberare le strade e riqualificare una serie di immobili e strutture. Io arrivo dal mondo dell’innovazione e della tecnologia e ho in mente un concetto di smart city che possa viaggiare in maniera parallela al concetto di sostenibilità.
Nel 2026 avranno luogo le Olimpiadi: si sente pronta ad intraprendere questo percorso da sindaco o a fornire il suo contributo in Consiglio?
Le Olimpiadi sono una grande opportunità per Milano e bisogna pensare a questi eventi come ad un momento di crescita e di sviluppo che può permettere alla nostra città di tornare ad essere ai primi posti nelle classifiche internazionali. Fondamentale è però che tutti continuamo ad avere in mente i concetti della transizione ecologica e della sostenibilità.
Il M5S ha attraversato un periodo di confusione per quanto riguarda i vertici del Movimento. C’era molta confusione anche quando Giuseppe Conte, durante il suo tour elettorale, ha sbagliato il suo nome.
I lapsus capitano a tutti, è stato veramente un lapsus e non una questione di confusione. Io sono un’esponente della società civile e ho una prospettiva del M5S da privata cittadina. È un Movimento che nel tempo ha cambiato atteggiamento fino ad arrivare a questa fase che Giuseppe Conte definisce giustamente un nuovo corso a cui ha dato un forte imprinting con la Carta dei Valori.
Parlando di cambiamento, parliamo della questione San Siro e delle periferie.
Il programma Milano Prima Donna parte proprio dalle periferie, anche se a me non piace questo termine. Andando in questi quartieri vediamo molto degrado, poca pulizia, poca sicurezza e immobili spesso abbandonati che potrebbero essere ristrutturati, soprattutto in questo momento grazie al superbonus.
Lo stadio di San Siro è un tempio. Al momento nessuno ha le idee chiare a riguardo ma l’idea di ricostruire un quartiere significa tonnellate di cemento, che è proprio quello che non vogliamo.
Senza contare che si porrebbe poi il problema di cosa fare dello stadio vecchio: chi si occuperà della sua manutenzione tra dieci anni?
Lei viene dal mondo del management, come Beppe Sala. In che cosa differisce dal sindaco uscente?
Io credo che non siamo poi così diversi e questo è un valore. L’amministrazione di Milano è, di fatto, come la gestione di un’azienda molto grande e molto articolata. Differisco da lui, però, innanzitutto in quanto donna.
Credo di poter essere una validissima alternativa rispetto ai candidati su cui si sta concentrando l’attenzione in questo momento. L’apporto di un pensiero femminile potrebbe fare molto bene alla città. Oggi dobbiamo pensare a Milano in maniera olistica, non a compartimenti stagni, e questo è un modo di pensare tipicamente femminile.