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Si torna a parlare della tournée in Egitto del Teatro alla Scala. Secondo le prime notizie, un sindacato interno era riuscito ad annullare la tournée di settembre 2022, la quale prevedeva 16 spettacoli in Medio Oriente, in segno di protesta contro il caso di Giulio Regeni, lo studente italiano rapito e assassinato al Cairo nel 2016.
Era stato un sindacalista interno a dare l’annuncio dell’annullamento e delle cause. Successivamente, Dominique Meyer, sovrintendente della Scala, ha deciso di chiarire la questione. La proposta della tournée in Egitto sarebbe stata una delle tante ricevute dalla Scala, la quale -non potendo partecipare a tutte- ha il compito di selezionarne alcune e declinarne altre.
Quella in Medio Oriente non era ancora stata discussa. A seguito delle spiegazioni di alcuni sindacalisti, Meyer ha assicurato: “Se c’è questo problema, non la facciamo”.
Il sovrintendente della Scala ha precisato che non era informato sul caso Regeni: “Quando vieni dall’Austria e dalla Francia, a volte non sai certe cose. È successo tanti anni fa e io non ero ancora qui”.
Infine, conclude comunicando che, per il mese di settembre 2022, avrebbe voluto programmare una grande edizione de “La Scala in città”, al fine di portare l’orchestra nelle periferie. Dunque, la tournée non era ancora stata programmata, ma solo una proposta da discutere dal consiglio d’amministrazione.
Appare evidente la sensibilità e la riflessione della maggior parte degli orchestrali e dei lavoratori sulla possibilità di esibirsi in Paesi in cui la democrazia e i diritti umani sono traguardi ancora da conquistare.
Il caso sarà sicuramente fonte di riflessioni generali interne sui criteri da adottare per accettare o declinare le proposte che arrivano.
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