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A seguito del no del Comitato tecnico scientifico e del governo a una deroga al protocollo sul distanziamento per il Macbeth, la Scala cerca delle soluzioni: l’orchestra sarà composta da 76 elementi, coro e figuranti indosseranno la mascherina nelle scene che superano i quindici minuti e tutti coloro che lavorano nella produzione dovranno sottoporsi al tampone prima di andare in scena.
Nella giornata di lunedì 15 novembre, il regista Davide Livermore e il direttore musicale Riccardo Chailly cominceranno le prime prove sul palcoscenico e nella “buca” dell’orchestra. A decidere le misure il vertice tra i sindacati, il direttore tecnico, Marco Morelli e il responsabile medico del teatro. Alle prove di lettura, il maestro Chailly ha chiesto che partecipassero due sostituti per ogni sezione degli archi in più.
Ai fiati, l’obbligo di indossare sempre la mascherina.
Un’altra decisione importante interessa i distanziamenti per i cantanti, i coristi e i ballerini: solo nella giornata odierna si scoprirà se sarà necessario intervenire sulla regia o sull’organico dei coristi.
Sempre rimanendo in tema distanziamenti, la scena più critica riguarda quella del ‘banchetto’ del secondo atto, durante la quale il coro canta insieme ai protagonisti, superando i limiti previsti dal protocollo.
Nel pomeriggio, dalle ore 15 alle ore 18, Chailly aprirà il convegno “Macbeth opera aperta”, intervenendo su “L’inserzione del ballo infernale prima della profezia”.
Chiunque ricopra un ruolo alla produzione Macbeth dovrà sottoporsi al tampone prima di ogni recita: non solo 72 ore prima.
Con le attuali restrizioni, la Scala riscontrerà numerose difficoltà a rappresentare le opere Thais di Jules Massenet o la Dama di Picche di Ciaikovsky previste in cartellone tra gennaio e febbraio.
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