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Riflessi dell’aumento dei prezzi nei musei di Milano

Scopri come le nuove tariffe nei musei milanesi influenzeranno la fruizione culturale.

Il recente annuncio riguardante l’aumento dei prezzi dei biglietti per i musei civici di Milano ha sollevato interrogativi cruciali sulla sostenibilità culturale e finanziaria di queste istituzioni. Da settembre, i visitatori dovranno prepararsi a pagare tariffe che variano tra i 5 e i 15 euro, una misura pensata per incrementare le entrate annuali da 3 a 5 milioni di euro. Ma è davvero questa la soluzione giusta per valorizzare il patrimonio culturale della città?

Un’analisi dei numeri

La decisione di modificare le tariffe non è stata presa a cuor leggero. Infatti, attualmente, il 47% degli ingressi avviene con biglietti gratuiti, mentre solo il 35% del pubblico paga l’intero prezzo. Questi dati raccontano una storia diversa: c’è un evidente problema di sostenibilità. L’amministrazione comunale, con l’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi in prima linea, ha sottolineato la necessità di riequilibrare le entrate. Ma ci chiediamo: quanto inciderà questo aumento sulla partecipazione culturale dei cittadini? È un rischio che vale la pena correre?

Le nuove tariffe, sebbene ancora da definire nei dettagli, rappresentano una risposta a una necessità di finanziamento, ma è fondamentale valutare attentamente l’impatto di queste modifiche per evitare un aumento del churn rate, ovvero la perdita di visitatori. In un periodo di crescente pressione economica, l’ultimo che desideriamo è scoraggiare le visite, specialmente tra i milanesi che già faticano a far quadrare i conti.

Case study: il Mudec e le collezioni permanenti

Un aspetto che merita attenzione è l’introduzione di un ticket per le collezioni permanenti del Mudec, del Museo del Risorgimento e di altri musei a partire dal 2026. Attualmente, questi spazi offrono ingressi gratuiti, ma la transizione verso un modello a pagamento potrebbe comportare sia rischi che opportunità. Se da un lato aumenta la possibilità di incrementare le entrate, dall’altro c’è il rischio di alienare i visitatori abituali, che potrebbero sentirsi esclusi da esperienze culturali che prima erano alla loro portata. Ho visto troppe startup fallire per non aver compreso il valore del proprio pubblico. I musei non sono solo luoghi di esposizione, ma ecosistemi di fruizione culturale. È cruciale che l’amministrazione comunale consideri l’effetto di queste decisioni sul long-term value (LTV) dei visitatori e sulla loro fidelizzazione.

Lezioni pratiche per le istituzioni culturali

La situazione attuale offre importanti spunti di riflessione per le istituzioni culturali. È fondamentale analizzare il proprio pubblico e comprendere come le variazioni di prezzo possano influenzare il comportamento dei visitatori. Chiunque abbia lanciato un prodotto sa che la chiave del successo è il product-market fit. Qui, il ‘prodotto’ è l’esperienza museale e il ‘mercato’ è rappresentato dai visitatori. Le istituzioni culturali devono considerare modelli di abbonamento e formule di accesso che possano attrarre diverse fasce di pubblico, mantenendo l’equilibrio tra sostenibilità economica e accessibilità culturale. Implementare soluzioni flessibili potrebbe ridurre il rischio di churn, garantendo una base di visitatori solida e duratura.

Takeaway azionabili

In sintesi, l’aumento dei prezzi nei musei milanesi è un campo minato che richiede un’attenta navigazione. Le istituzioni culturali devono:

  • Valutare l’impatto delle nuove tariffe sul comportamento dei visitatori e sul churn rate.
  • Considerare l’utilizzo di modelli di abbonamento per migliorare la fidelizzazione.
  • Mantenere un dialogo aperto con il pubblico per capire le loro esigenze e reazioni alle nuove politiche.

Solo attraverso un’analisi approfondita e una strategia ben definita sarà possibile valorizzare il patrimonio culturale di Milano, garantendo al contempo la sostenibilità economica delle istituzioni museali.

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