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Oltre al titolo di studio universitario, anche il diploma è significativo: proteggiamo le strutture per l’infanzia

Una risposta iniziale alla carenza di educatori nei nidi e nelle scuole dell’infanzia è giunta dal Consiglio regionale della Lombardia. La situazione era ulteriormente deteriorata a seguito della trasformazione in legge del decreto legislativo del 31 maggio, che richiede, oltre alla laurea, il riconoscimento di diplomi magistrali conseguiti entro l’anno scolastico 2018/19 per accedere alle posizioni di educatore nei servizi per l’infanzia. Questa disposizione contrastava con quanto stabilito da diverse Regioni, in particolare la Lombardia, dove erano state introdotte deroghe per garantire la continuità dei servizi. Si stima che tra i 3.000 e i 5.000 educatori di diversi ambiti (inclusi quelli educativi e assistenziali) fossero a rischio di disoccupazione. È stato votato all’unanimità un documento in cui si ribadisce la validità dei titoli riconosciuti dalla legislazione regionale, a patto che siano stati conseguiti entro l’anno scolastico 2021/22, oltre ai requisiti richiesti dalla legislazione nazionale. “Siamo molto soddisfatti per l’unanimità con cui il Consiglio Regionale lombardo ha approvato una Risoluzione per la salvaguardia dei servizi educativi per l’infanzia, minacciati da recenti cambiamenti normativi nazionali che potrebbero compromettere ulteriormente il settore e sottrarre questo servizio alle famiglie”, ha dichiarato Paolo Uniti, direttore di Assonidi. Nella delibera si propone anche di esentare dall’obbligo di iscrizione all’albo professionale gli educatori attivi nei servizi per l’infanzia.

“Ci auguriamo che questa iniziativa, risultato di un dialogo continuo con la Regione Lombardia e in particolare con l’assessore Lucchini, stimoli un ulteriore confronto istituzionale per prevenire un aumento della mancanza di personale nel settore.”

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