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Il 21 novembre scorso, tutte le scuole italiane hanno commemorato Giulia Cecchettin, la giovane vittima di violenza sessuale e di un tragico omicidio.
In molte scuole il minuto di silenzio si è tradotto in un minuto di “rumore”, ma comunque per commemorare la ragazza. Tuttavia, una singolare eccezione si è verificata presso la scuola media milanese Giovanni Battista Tiepolo.
Un docente di attività alternativa ha rifiutato di aderire al minuto di silenzio, nonostante le direttive ministeriali e le esplicite richieste di alcuni studenti presenti.
La madre di uno degli studenti ha anticipato l’iniziativa ai propri figli, cercando di spiegare loro l’importanza simbolica del gesto. Tuttavia, le richieste degli studenti di osservare il minuto di silenzio sono state completamente ignorate dall’insegnante.
La madre di un ragazzo ha espresso il suo disappunto, sottolineando l’importanza di affrontare temi delicati come la violenza di genere nelle scuole.
Ha evidenziato il ruolo cruciale dell’istruzione nel sensibilizzare le nuove generazioni e ha criticato il messaggio sbagliato trasmesso dall’insegnante.
Il dirigente scolastico ha giustificato l’accaduto come un “malinteso“. Ha spiegato la situazione, affermando che il docente aveva due gruppi di classi diversi e alcuni studenti avevano comunicato di aver già osservato il minuto di silenzio. Il dirigente ha riconosciuto la gravità della leggerezza nell’affrontare l’iniziativa ma ha escluso provvedimenti disciplinari.
La sorella della vittima ha chiesto di “fare rumore” in senso ideale per creare consapevolezza e cambiamento. Alcuni studenti in diverse scuole italiane hanno aderito a proteste simili, preferendo il “minuto di rumore” come forma di commemorazione.