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Nella giornata di lunedì 7 febbraio, la città di Milano e Regione Lombardia sono state oggetto di disagi e incidenti, dovuti all’intensità delle raffiche di vento.
Ma perché è successo tutto ciò?
Le condizioni meteorologiche hanno decisamente sconvolto la routine quotidiana milanese -scoperchiando il tetto della stazione Centrale e bloccando i trasporti-, ma questo non significa che sia un fenomeno sui generis. In realtà, è del tutto normale: a causa del mancato rinforzo del vento sulla regione -dovuto ad un veloce transito d’aria fredda-, esso ha assunto carattere di Foehn.
Il favonio non è altro che un sistema di venti di modesta portata che si palesa nei luoghi in cui venti impetuosi superano le catene montuose, provocando venti caldi e secchi sul versante sottovento delle montagne.
Sulle Alpi sono state raggiunte anche punte di 100km/h. A Gordona, in provincia di Sondrio, emergono velocità massime a 104 km/h. Coinvolti anche i fondivalle, con 104 km/h a Samolaco (Sondrio) e 103 km/h a Como – Villa Gallia.
Alto il pericolo di incendi boschivi nella Regione.
Il forte vento non è un campanello d’allarme per i cambiamenti climatici. Tra gli elementi critici, oltre all’innalzamento delle temperature medie, spiccano la frequente siccità e le devastanti alluvioni sui territori cementificati. Inoltre, un’altra fonte di preoccupazione interessa la scomparsa dei ghiacciai della Valtellina.
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