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Bimbo precipitato a scuola: maestra condannata ad un anno di carcere

Condannata ad un anno di carcere la maestra che risponde di omicidio colposo nel processo relativo al bimbo precipitato alla scuola Pirelli.

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La maestra di 43 anni accusata di omicidio colposo nel processo sul caso del bimbo precipitato alla scuola Pirelli di Milano è stata condannata a un anno di carcere con sospensione condizionale. Il gup ha inoltre accolto il patteggiamento a 2 anni di reclusione della bidella co-imputata.

Bimbo precipitato a scuola: maestra condannata

La docente in questione è stata processata con rito abbreviato mentre l’altra insegnante, che aveva scelto il rito ordinario, ha ricevuto la convocazione per la prima udienza davanti all’undicesima sezione penale il prossimo 11 luglio. A pronunciare la sentenza di condanna è stato il gup Elisabetta Meyer accogliendo la richiesta del pm Maria Letizia Mocciaro.

Il caso riguarda Leonardo, un bimbo di cinque anni e mezzo precipitato nella tromba delle scale della scuola ad ottobre 2019.

Bambino precipitato a scuola, maestra condannata: le indagini

Dalle indagini dei Carabinieri era emerso che intorno alle 9.30 di quel giorno le maestre lo avevano autorizzato ad andare in bagno da solo violando il regolamento dell’Istituto. Nel rientrare in classe Leonardo aveva trovato in corridoio una sedia girevole con le rotelle, l’avrebbe avvicinata alla balaustra e ci si sarebbe arrampicato.

Essendosi sporto eccessivamente oltre il corrimano avrebbe perso l’equilibrio facendo un volo di oltre 11 metri che gli causò una morte sul colpo. Secondo l’accusa le due insegnanti e la bidella avevano peccato di imprudenza, negligenza e imperizia, oltre che di non osservanza delle norme.

Bambino precipitato a scuola, maestra condannata: 2 anni alla bidella

Il gup ha anche condannato la bidella a 2 anni dopo che nei mesi precedenti quest’ultima si era vista respingere da un altro giudice il patteggiamento ad 1 anno e 10 mesi. L’accusa nei suoi confronti è quella di non avere vigilato sulla sicurezza ed incolumità dell’alunno e di aver utilizzato il telefono cellulareper scopi personali durante il tempo in cui avrebbe dovuto effettuare la sorveglianza al piano“.

La donna si sarebbe inoltre allontanata dalla sua postazione di vigilanza, un gabbiotto da cui avrebbe potuto vedere il piccolo, e avrebbe anche lasciato incustodita e in prossimità delle scale la sedia girevole utilizzata dal piccolo.

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