Lunedì 4 gennaio 2021 ci ha lasciato uno dei massimi esponenti della poesia del dopoguerra: Franco Loi.
Con la sua poesia, scritta in dialetto milanese, ci ha raccontato le sofferenze del fascismo, della guerra e il rifugio nella preghiera.
Franco Loi ci lascia, poco prima di compiere 91 anni, nella sua casa di Milano. Il poeta, originario di Genova, era arrivato a Milano da piccolo, per seguire il padre ferroviere. Milano così diventa la sua vera casa e il suo diletto l’unica lingua in grado di poter esprimere a pieno i suoi pensieri più intimi.
Così quando sentì dentro di lui l’urgenza di descrivere le sue emozioni, sofferenze e le paure della guerra, fu naturale per lui raccontare tutto ciò nella sua lingua, il dialetto milanese.
Il suo talento per la poesia non è uscito subito allo scoperto per lui. Loi infatti si diploma in ragioneria e diventa nel 1950 un impiegato del Porto di Genova. Si avvicina al mondo della comunicazione nel 1955, quando diventa incaricato per le relazioni pubbliche presso l’Ufficio Pubblicità de La Rinascente.
Nel 1962 passa all’Ufficio Stampa della Mondadori. E’ tra il 1965 al 1974 che il suo talento emerge e scoppia come qualcosa tenuto sommerso per troppo tempo. “scrivevo versi per quattordici ore filate al giorno” dichiarerà più tardi Loi.
La prima opera “I cart”, pubblicata nel 1973, riscuote subito un buon successo, poi seguiranno “Poesie d’Amore” e “Stòlegh”, nel 1975, il suo primo grande successo. Seguiranno tante altre opere come “Teater”, “L’Angel”, “Liber”, “El vent” e tante altre, tutte scritte sempre e solo in dialetto milanese.
Anche il Sindaco Sala, stingendosi nel cordoglio per la perdita dell’illustre poeta ha dichiarato: “Apprendiamo con tristezza la notizia della scomparsa di Franco Loi, poeta e apprezzato critico letterario. Di lui Milano ricorderà la sua straordinaria lirica colma di realismo, capace di mescolare diversi elementi ed influenze”.