Si registra un incremento della povertà a Milano, dove i dati aumentano di pari passo come aumentano i contagi.
Il clima d’incertezza e la crisi economica innescata colpisce i meno tutelati, coloro che già in tempi normali avevano contratti poco sicuri, oppure non avevano proprio un contratto di lavoro. Solo nell’ultimo mese l’arcivescovo di Milano ha donato un totale di 489.500€ a 228 persone che si sono travate in difficoltà.
La rete della solidarietà a Milano si è attivata sin dall’inizio dell’epidemia per fermare la povertà in aumento, ma negli ultimi giorni come è aumentata la curva dei contagi così è aumentata anche quella dei poveri.
Dalla metà di ottobre alla metà di novembre sono 672 le nuove famiglie che si sono aggiunte al servizio della “tessera a punti”, con la quale è possibile effettuare la spesa gratuitamente. In totale sono 9mila le famiglie a Milano che ne usufruiscono.
Il Fondo San Giuseppe invece, voluto dall’arcivescovo di Milano, solo nel mese di ottobre, ha donato 489.500€ a famiglie che hanno perso il lavoro a causa del Covid.
Il Fondo di assistenza diocesano invece nel mese di ottobre, anzi per l’esattezza dal 1 al 22 di ottobre, ha donato 1.147.834€ a persone che non riuscivano a pagare l’affitto di casa e le utenze.
“Per non far collassare il sistema sanitario e assicurare le cure a tutti coloro che ne hanno bisogno è necessario tenere d’occhio la curva dei contagi. Occorre però guardare anche alla curva del malessere sociale che le restrizioni inevitabilmente creano e che purtroppo pagano, come abbiamo imparato nel primo lockdown, i lavoratori meno qualificati, con contratti più deboli o nessun contratto, in una parola i più poveri e meno tutelati.
L’andamento delle richieste di aiuto ai servizi Caritas è solo un indice di questa sofferenza sociale. Per contrastarla avremo bisogno sempre di più dell’aiuto di tutti. Fortunatamente nuovi donatori si sono fatti avanti in questo periodo e mi auguro che continueranno a sostenerci anche nel corso del prossimo anno quando il governo potrebbe togliere le moratorie agli sfratti e ai licenziamenti, eliminando così gli argini che fino ad ora hanno permesso di contenere lo tsunami.
Sarà quello il momento più difficile in cui insieme all’assistenza dovremo anche pensare alla ricostruzione” spiega Luciano Gualzetti, direttore della Caritas Ambrosiana. Importante quindi non fermarsi al presente ma guardare già al futuro, per aiutare veramente chi ne ha bisogno.