Nonostante la drastica riduzione del traffico durante il lockdown, i livelli di smog a Milano e in Lombardia non sono calati allo stesso modo.
A dirlo è l’Assessore all’Ambiente della Regione Lombardia Raffaele Cattaneo, che comunicando i dati sui livelli di smog e sulla qualità dell’aria, ha sottolineato come i blocchi del traffico, oggi, servano a molto poco.
Dati alla mano, a fronte di una riduzione del traffico di quasi l’80% durante il periodo del lockdown, la qualità dell’aria è migliorata solo in minima percentuale. Il blocco totale delle attività per l’emergenza Coronavirus è stato un incredibile esperimento per verificare il reale impatto della mobilità sullo smog in Lombardia.
Nei giorni scorsi gli Assessori all’Ambiente di Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto si sono confrontati sui dati raccolti durante il periodo del lockdown, per orchestrare insieme nuove strategie per affrontare la piaga dello smog nell’area settentrionale del paese.
Tutti sono concordi che ormai la mobilità incida in minima parte sui valori negativi dello smog, e che quindi blocchi del traffico e ulteriori interventi serviranno a poco in futuro.
“Abbiamo fatto il punto sulla qualità dell’aria nel periodo del lockdown che ha costituito anche uno straordinario esperimento, irripetibile, per verificare l’effetto di una riduzione così consistente del traffico sulla qualità dell’aria – ha spiegato Cattaneo -. In passato abbiamo concentrato le nostre politiche di contrasto alle emissioni di sostanze inquinanti soprattutto sulle limitazioni del traffico, mentre il lockdown ha reso evidente a tutti che il traffico ha inciso in una percentuale limitata”.
A confermare la necessità di un cambiamento di strategia da parte delle Regioni è anche il professor Signorelli, docente di Igiene e Sanità Pubblica all’università San Raffaele di Milano: “Regione Lombardia ha attuato una politica sui veicoli molto efficace, fatta di incentivi, di blocco dei veicoli più inquinanti, quindi di riduzione delle polveri sottili e degli altri inquinanti. Il risultato è che la componente veicolare è diminuita, ora la sfida è sui riscaldamenti domestici dove invece bisogna fare molto di più.
È una battaglia in corso – ha concluso il professore -. Regione Lombardia che ha una delle zone più disagiate al mondo dal punto di vista geografico, ha fatto più degli altri e oggi deve concentrarsi sui riscaldamenti domestici e su altre fonti non sempre ancora catalogate”.
Il futuro della lotta all’inquinamento sembra quindi indirizzato verso una maggiore ecosostenibilità dei riscaldamenti domestici, grazie ad un grande piano di incentivi per caldaie oltre che per la sostituzione delle auto private.