Categorie: Ristoranti
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8 Giugno 2020 17:00

I migliori ristoranti gourmet di Milano

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Tutti i consigli sui migliori ristoranti gourmet di Milano in cui andare a mangiare.

Redazione Milano Notizie.it

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Tag: locali

Nata negli Stati Uniti nel corso degli anni ottanta del secolo scorso, la cucina gourmet ha fin da subito incontrato le tendenze salutistiche espresse in tavola.

Importata in Italia agli albori del nuovo millennio, la cucina per intenditori ha dovuto fare i conti con la genuinità dei ristoranti tipici. Fondendosi con essa, la cucina gourmet italiana ha esaltato l’eccellenza nazionale. Ma cosa accade quando tutto ciò si unisce allo stile metropolitano di Milano? Di seguito, riportiamo una classifica dei migliori ristoranti gourmet milanesi.

Migliori ristoranti gourmet Milano

Apre la classifica, partendo dal sesto posto, Tano passami l’Olio.

Nella sua cucina, lo chef Tano Simonato porta avanti uno sperimentalismo culinario avanguardistico che fa perno su una materia prima tutta italiana: l’olio extra-vergine di oliva.

Nelle due sale del suo ristorante, i cui spazi sono stati pensati dall’architetto Maria Marseglia, Tano racconta l’importanza di nutrirsi, ma con gusto e tanta bellezza.

Al quinto posto, a pari merito, i ristoranti Acanto e Joia. Le creazioni di Alessandro Buffolino, chef dell’Acanto, trovano la loro ispirazione nella tradizione e, quasi risciacquati nel fiume della contemporaneità, i suoi piatti esprimono gusti raffinati ed eleganti.

Il tutto in una cornice architettonica che sfrutta la luce naturale per far provare agli ospiti il massimo senso di benessere. Pietro Leeman, già allievo di Gualtiero Marchesi, è l’anima lunga del ristorante gourmet Joia. Il suo percorso di vita lo porta ben presto a far incrociare due strade: da un lato, l’ascesa spirituale e, dall’altro, la naturalità del cibo. La sua cucina vegetariana propone inni alla virtù del benessere.

Al quarto posto, il ristorante Enrico Bartolini al MUDEC. Passato alla storia della Guida Michelin per aver conquistato quattro stelle nel 2010, parliamo di uno degli chef più noti del panorama internazionale. I piatti di chef Bartolini parlano di una classicità contemporanea, dove la qualità indiscutibile delle materie prime viene esaltata da una conoscenza in grado di proporre abbinamenti che già segnano un nuovo corso della storia culinaria. E non è certo un caso che il suo ristorante si trovi nel cuore del design district di Milano, il Museo delle Culture.

La nuova storia della cucina italiana

Al terzo posto, ristorante Lume, in cui lo chef Luigi Taglienti narra sapori di un classico romanticismo. Non ha remore a svelare il segreto della sua cucina: il limone. Nelle sue mani, quello che è uno dei prodotti migliori del territorio nazionale, diventa vero e proprio strumento evocativo, di sapori e odori, in grado di far viaggiare palato e mente. Il tema portante del ristorante è la luce, da cui trae anche il nome.

Le due sale ospitano 40 coperti, disposti ad anello intorno all’Orto di Lume.

Al secondo posto, il ristorante Berton. Allievo di Gualtiero Marchesi, chef pluripremiato e autore di libri di cucina, Andrea Berton mira a una cucina semplice ma d’impatto.

È per questo che il suo cavallo di battaglia è il brodo, finalmente abilitato a portata vera e propria. I suoi piatti moderni partono da alcuni ingredienti di base, di altissima qualità, che vengono accostati ad altri anche poco conosciuti.

La cucina essenziale ed elegante di Berton si riflette anche nella funzionalità delle linee del ristorante. Sito nell’avveneristico quartiere Porta Nuova Varesine.

In cima alla classifica, La taverna Gourmet, guidata da un trio d’eccezzione: stiamo parlando di Davide Iannaco, Leonardo Giannico e Vincenzo Masi. Il punto di forza della Taverna? La pizza! La conoscenza dei prodotti di Leonardo, unita all’estro di Vincenzo, ha permesso a quello che è, a tutti gli effetti, il simbolo dell’Italia, di fare un passo in avanti nella sua evoluzione.

Infatti, nella Taverna Gourmet, la pizza incontra i piatti di alta cucina per dar vita a un’opera d’arte. E il capolavoro culinario è inserito in un contesto architettonico anni ’50 curato dall’interior designer Silvana Barbato.