A 70 giorni dall’inizio del lockdown e ad una settimana dall’avvio della fase 2 , lunedì 18 maggio è arrivato il via libera per rialzare le serrande e riaccogliere i clienti in negozi a Milano.
Il dato sulla prima giornata ricalca un quadro positivo ma non del tutto. A riaprire è stato infatti il 90% delle attività e nonostante l’entusiasmo di un ritorno alla vita, la preoccupazione sul futuro è tanta: le regole di distanziamento sociale e di prevenzione limitano fortemente tutte le attività che rischiano di non tornare ai ricavi del pre-Covid.
Tra sabato e domenica si sono creati momenti di grande confusione tra chi annunciava la riapertura lunedì e chi cercava di distriscarsi nella jungla di decreti e regole per un avvio dell’attività in totale sicurezza.
Solo nella serata di domenica, infatti, è stato imposto ai negozi di abbigliamento l’obbligo di fornire guanti ai clienti, aspetto che ha impedito ad alcune attività di alzare la saracinesca nel primo giorno utile. A Milano le aperture non sono state uniformi: in Corso Buenos Aires e corso Vittorio Emanuele II hanno riaperto quasi tutti, mentre non si può dire lo stesso di via Paolo Sarpi. Grande incertezza per le attività di Porta Romana, dove il 70% delle attività commerciali non ha riaperto lunedì.
Le paure sono tutte proiettate verso il futuro, soprattutto nel dopo estate. Molte attività medio-piccole, infatti, potrebbero essere costrette a chiudere con un conseguente danno non sono dal punto di vista personale, ma che andrebbe a ripercuotersi anche sull’intera zona e sull’intero quartiere in cui si trova.