Milan-Juventus finisce in parità, ma la vittoria morale è dei rossoneri, che dominano in campo ma vengono letteralmente derubati di un gol validissimo che avrebbe chiuso in anticipo la gara
Un Milan quasi immenso strappa un pareggio alla potenziale capolista del campionato, ma poteva e doveva finire altrimenti, forse anche in goleada.
L’1-1 finale è menzognero, oppure ribadisce la verità di un campionato in cui, dopo i troppi strilli dei frignoni, è arrivata la ‘paga’, sotto forma di una tra le più clamorose reti annullate nella storia del calcio, quella di Sulley Muntari.
Alla fine polemiche, spintoni e insulti, con Giorgio Chiellini protagonista assoluto, in negativo, di una gara sporcata da interventi killer e caccia all’uomo equamente distribuita fra i giocatori del Milan, lasciato indisturbato dall’arbitro di colpire ora questo ora quello.
Al fischio finale Massimo Ambrosini interpreta il desiderio di milioni di tifosi, cercando di andare a fare giustizia sommaria negli spogliatoi, ma viene purtroppo trattenuto.
Inutile rivangare il gol non concesso a Muntari, inutile ripercorrere il dominio rossonero durato tre quarti dell’incontro. Alla fine arriva la logica conseguenza del calcio: i rossoneri concedono inevitabilmente campo alla Juventus e il pareggio arriva grazie a un colpo di biliardo di Alessandro Matri.
Nel Milan gigantesco Robinho, splendido Abate, eccelso El Shaarawy, che a inizio ripresa ha sostituito Pato, all’ennesima prova d’appello fallita. Nella Juve mi è piaciuto Barzagli, autore di alcune chiusure fondamentali sui micidiali contropiedi del Milan.
La squadra di Massimiliano Allegri, giustamente polemico a fine gara, conserva un punto di vantaggio sui bianconeri, che però dovranno recuperare una partita a Bologna. Dove partono favoriti, al di qua e al di là della linea di porta.
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