Milan-Lazio di Coppa Italia, sarà solo un Milan versione ‘B’ o una squadra arrabbiata e vogliosa di raggiungere un traguardo di prestigio? Eppure la ‘coppetta’ è stata spesso il crocevia e la differenza tra una stagione normale e un ciclo
Ne parlavo ieri.
O era l’altro ieri? La Coppa Italia come ‘prodromo’ ai cicli. E’ vero che il Milan è campione d’Italia in carica, ma se vuole davvero pensare ‘in grande’, cominci a dare peso alla coppetta che porta a San Siro anche solo meno di duemila spettatori. Basta guardare gli esempi dell”altro Milan’ di Carlo Ancelotti e dell’Inter di Roberto Mancini.
Scorro la probabile formazione rossonera e vedo spazio per gente che, una volta tanto, anche se parte dalla panca dovrebbe dar peso alla propria prova in campo.
Li vedo incattiviti e vogliosi. Mesbah deve farsi conoscere e (mi auguro) darà tutto, il Faraone è da consacrare, Merkel si sa, Nocerino a prescindere, ma anche gli altri danno l’idea di volersi finalmente impegnare in un torneo che inspiegabilmente non ha mai affascinato la fantasia dell’ex premier. E se da Arcore arrivasse una chiamata che paragona la Coppa Italia alla Coppa d’Inghilterra?
Non fosse che per una questione d’orgoglio.
L’Inter è fuori, anche se a testa altissima, dopo il ko di Napoli, e la Lazio ha rovinato, oltre alla finale della stessa coppa una quindicina d’anni fa (ricordo distintamente una mia bestemmia, e allora ne dicevo molte di meno), anche l’unica rete di ‘San Sheva’ versione figliol prodigo, quando, dopo la rete dell’ucraino, mise in scena un’improvvida rimonta. Insomma, per me ce n’è abbastanza per sbatterli fuori.