Mentre infuriano gli esami di maturità, con i temi legati a Giuseppe Ungaretti e Andy Warhol, un professore tutto particolare si siede in cattedra a Milano: è Jonah Lomu, icona neozelandese del rugby moderno. Ma di cosa ha parlato il grande maestro della palla ovale? Leadership. Perché un leader comanda e un buon leader si relaziona al suo team e a ciascuno dei componenti con passione, lealtà e onestà. È questo l’insegnamento che Lomu ha dato ai partecipanti al programma in Sport Marketing, Sponsorship & Event Management di Sport Business Academy, l’Accademia di Eccellenza per la formazione e la cultura manageriale sportiva creata da RCS Sport e SDA Bocconi School of Management.
L’evento, reso possibile grazie alla collaborazione tra Sport Business Academy e adidas Italia è stato trasmesso in diretta web impiegando la tecnica del distance learning, molto utilizzata nell’ambito dei programmi di formazione.
Rispondendo alle domande del professor. Paolo Guenzi, coordinatore del Programma di Sport Marketing, Sponsorship & Event Management, Lomu ha focalizzato il proprio intervento sull’importanza e il valore che unità e collaborazione hanno all’interno di una squadra. Ciascuno cresce con l’aiuto dei compagni e in questo modo mette in luce le proprie eccellenze e corregge le proprie debolezze.
Rispondendo alle domande dei partecipanti alla web conference, Lomu ha affermato che “Non esiste un leader perfetto. Chi dirige una squadra, come chi dirige un business, deve guardare al miglioramento costante, definire i punti di forza e di debolezza del proprio team e motivare gli elementi più capaci al fine di ricoprire ciascun ruolo verso l’obiettivo comune che è il successo”. Ancora Lomu sottolinea: “La squadra non è una ricetta segreta ma un’identità di obiettivi che permette a ciascuno di migliorare come singolo e di dare un maggiore apporto per rendere il team più forte”. Jonah Lomu è il primo giocatore di rugby a essere diventato un personaggio conosciuto e apprezzato anche al di fuori del campo, sia per doti personali sia per comunicativa.
Il più giovane All Blacks di sempre – si è imposto a soli 19 anni durante la Coppa del Mondo del 1995 in Sud Africa, raccontata al grande pubblico mondiale dal film “Invictus” – Jonah Lomu ha costruito la propria notorietà come combattente, sia nel rugby, dove ha innovato il ruolo di ala, sia nella vita, sconfiggendo una grave malattia e diventando poi testimonial di numerose charity in tutto il mondo. Tra questi progetti benefici c’è “Friends for Japan” – promosso da Federico Zanni – che, in vista del test match Italia-Giappone previsto a Cesena il 13 agosto come preparazione del Campionato Mondiale di rugby, è impegnato a sensibilizzare e a raccogliere fondi destinati alla ricostruzione post-tsunami delle aree colpite dal tragico evento del 11 marzo scorso.