E’ cominciata da poco la ripresa di Milan-Inter e questo tempo reale di ‘nulla’ che vi vado a fare è un derby tutto particolare, un derby del ‘dolore sportivo’ dimenticato, cauterizzato dalla distanza e dalla scelta mia consapevole di non seguirlo e di non volere sapere niente di come sia andata (e stia andando).
Chi ha vinto, segnato o pareggiato. A diecimila chilometri lontano da San Siro, non vale la pena ‘bruciarsi’ l’unico giorno libero a disposizione. Me la vedo la mia giornata italiana: sveglia quando capita, colazione abbondante, raccolta delle inseprabili “Fisherman’s Friend” (‘le amiche di chi va a cantare in curva’, credo sia l’esatta traduzione) e un paio di sciarpe, una da annodare in vita e una da piazzare al collo.
E via, partenza. Con la differenza che qui, in Canada, a Toronto, dove mi trovo, il derby non è ‘serale’ ma una normalissima partita di campionato che comincia alle 14.30. Ora durante la quale mi trovavo in un ottimo ristorante siculo-calabrese di Toronto, il Black Skirt. Anzi, ero appena uscito, dopo avere mangiato la mia colazione da ‘appena sveglio’, due arancini da leccarsi i baffi con salsa al pomodoro.
E il derby? Meglio farsi coccolare dal sole, a Toronto 10° non ce li si cuccava da tempo. E dopo gli arancini sotto con il caffè, quello-servito-nella-videoteca-trendy-dalla-tipa-grunge-molto-carina-e-anche-volgarotta.
Unico cliente. Silenzio. Chiacchiero come farebbe ogni buon italiano in vacanza con la ragazza al banco. Il derby intanto a Milano si sviluppa nelle sue dinamiche. Cerco di non pensarci, ma i cori sono lì, a rimbombare nella mia testa.
Troppi anni ho fatto su quelle gettate di cemento per non conoscerli a memoria, perfino nell’ordine con cui vengono ‘chiamati’. Ma vado oltre. Immagino un’Inter iraconda, che sbuca da ogni parte, con la difesa del Milan a pezzi, le mani di Nesta poggiate sui fianchi come a dire ‘ma chimmelofafare alla mia età?’. Botti di derby come a Carnevale. Esultanze smodate. Esco dalla caffetteria-videoteca in piena partita e mi dirigo verso Lit, quel posto dove fanno quei supercappuccini.
Ci sono i miei due baristi preferiti, uno è un giovane di origine friulana, Alex, di lei non mi ricordo il nome, bensì due anelli che sporgono ai lati del naso e una selva di capelli rossi purissimi. Adorabile. Penso ad Abate. Sono le 21.49 e il derby è già nella sua seconda parte. Mi vedo Eto’o in stile gazzella che prende un motorino e decide di seminare il panico fra le retrovie milaniste.
E se Pato decidesse di impazzire? O Robinho, ma sì, dai… no, la sensazione di un ‘derby segnato’, di quelli dove finirà ‘tanto a poco’, ma anche fosse 1-0 basterebbe è lì, ineluttabile. Pausa. Passo a un altro post. Anch’io entro nei miei spogliatoi personali.
Ok, rieccomi in… campo. Ne ho approfittato anche per una lunga (più o meno, almeno secondo i tempi ‘calcistici’) e dolce telefonata. Siamo già sul finire della partita.
Mentre voi vi siete ‘ulcerati’ lo stomaco in bestemmie oppure siete saliti sulla groppa del vostro vicino per esultare dopo ‘quella discesa indimenticabile’, io ho appena finito di sorseggiare un cappuccino in vero ‘italian style’, che ho arricchito con miele e zucchero di canna. Il dolce meglio prenderlo tutto adesso prima di beccarsi l’amaro del risultato. Ormai me lo sento il telecronista, un’infame che non perde occasione per farti capire come la ‘vecchiaia’ arrivi inesorabile: “ultimi cinque giri di orologio!”, e tu sei lì immerso in preghiere ai più disparati dei degli olimpi riscoperti per l’occasione, anche se quello più gettonato resta quello cristiano, con annessa promessa di ‘accensione candele’.
La partita sarà già decisa? Si sta già per decidere? Le due squadre sono divise dal solito gol di differenza con la solita inutile rincorsa degli ultimi minuti, dove chi sta dietro comincia a perdere la testa? A -4 dal 90′ del mio personalissimo orologio comincio a inserire il post, sapendo che di più, e di meglio, per ‘cauterizzare’ questo derby, proprio non potevo fare. A prescindere da come sia andata.
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