Su Silvio Berlusconi se ne sono dette e scritte di tutti i colori.
E non sarà qui, in uno spazio sportivo, che mi andrò ad aggiungere o a togliere dalla pletora di coloro che lo inneggiano o lo deplorano. Ma per l’italiano, si sa, il calcio talvolta (in certi casi sempre) è la cosa più seria che ci sia. Appare quindi davvero clamorosa, e per diversi aspetti deprecabile, l’uscita del premier a pochi giorni dal derby: “E’ vero sono stato interista, e nel fondo del mio animo credo di esserlo ancora”.
Lo ha detto. Certo, non davanti agli schermi di una delle sue tante televisioni, e nemmeno lo ha strillato, come fosse sul molo di Lampedusa. Ma lo ha detto.
Berlusconi come Leonardo, anzi peggio, quindi. Perché almeno il ‘brasileiro’ è andato direttamente alla ‘corte’ di Massimo Moratti, mentre il Berlusca tiene ancora spavaldamente le fila della società rossonera, e a più di qualche tifoso potrebbe venire in mente che le continue debacle del ‘diavolo’ di questi ultimi anni non siano poi così tanto casuali.
Il luogo del fattaccio è stato Peschici, nella villa dell’onorevole Giovanni Sarda, uno de ‘responsabili’ con i quali Berlusconi, nella versione presidente del Consiglio, sta concordando le strategie di governo. Ma la cena (a cui ha preso parte anche Renzo ‘la trota’ Bossi) è stata l’occasione per parlare di calcio, visto che l’onorevole Sarda pare sia tifosissimo del Bitonto. E così, tra una battuta sul Milan e una su D’Alema, ecco la ‘boutade’, raccontata ai cronisti dallo stesso onorevole pugliese.
Non è mancata comunque una ‘frecciatina’ anche per Moratti e sul titolo assegnato all’Inter a tavolino, quello cosiddetto ‘di cartone’: “Lo scudetto è come un pesce – ha detto il premier – se lo mangi senza pulirlo, a volte ti restano le spine…”.
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