Ciao mister Mourinho.
L’Inter perde 2-0 in casa del Manchester United e saluta la Champions League. I ’bye bye’ beffardi del pubblico dell’Old Trafford sono la chiosa più chiara della stagione nerazzurra, cominciata fra squilli di tromba con l’obiettivo dichiarato di vincere il torneo continentale e terminata con l’ennesimo ‘cappotto’ europeo, né più né meno di quelli patiti negli anni precedenti. L’ennesimo ko al primo turno ad eliminazione diretta. Sarebbe interessante ora riascoltare la storica litigata in diretta fra lo ‘special one’ per niente ‘special’ e Mario Sconcerti ai microfoni di Sky: “Mi giudicherete alla fine”, disse il portoghese dal costo ‘economico’, “ma per ora io sto facendo meglio di Mancini, punti alla mano”.
Se le parole non erano esattamente queste, questo era il senso. Fatti alla mano invece, lo ‘special one’ per niente ‘special’ già a marzo ha fatto probabilmente peggio di Mancini, che pure l’anno scorso era stato eliminato negli ottavi di Champions da una squadra inglese (il Liverpool, zero gol fatti, tre subiti), e che pure l’anno scorso aveva vinto lo scudetto, ma che almeno in Coppa Italia aveva raggiunto la finale: per andare in pari, l’Inter dovrà superare la Samp a San Siro e guadagnarsi l’ultimo atto della coppetta.
La partita: Mourinho, Vieira a parte (scelta però decisiva in negativo), sembra azzeccare la formazione, schierando Balotelli a sostegno di Ibrahimovic e Stankovic dietro. Ferguson risponde con gli ‘scontati’ Scholes e Giggs a centrocampo in appoggio a Rooney, Berbatov e Cristiano Ronaldo.
Il primo gol del Manchester United arriva praticamente subito, al 4’, a chiarire come stiano i fatti e chi passerà il turno: l’uomo scelto da Mourinho, Vieira, scivola su un angolo battuto dalla destra e lascia libero Vidic di battere indisturbato.
Il raddoppio giunge a inizio ripresa, con Rooney che dalla sinistra lascia partire un cross per la testa di Cristiano Ronaldo che, al contrario del match dell’andata, questa volta non sbaglia. Partita chiusa, anche se va detto che l’Inter in precedenza aveva colpito una traversa e Adriano, subentrato in seguito, prenderà un palo.
Sfortuna? Ci sta. Si può dire anche così, ma è un fatto che l’Inter dei 17 tecnici passati negli stessi 22 anni di regno di Sir Alex Ferguson, per la seconda volta di fila rimanga senza gol nel primo turno a eliminazione diretta della Champions League.
Vittima dell’involuzione in cui è caduto il calcio italiano, la squadra di Moratti non ha trovato nel ‘messia’ Mourinho le risposte che si sarebbe lecitamente potuta attendere. Al lato pratico, i fuoriclasse del Manchester United hanno stravinto la sfida diretta con quelli dell’Inter. Ibrahimovic ha fallito per l’ennesima volta l’appuntamento con l’Europa, e anche questo non può più essere solo un caso.
Di 8 partite di coppa europea giocate quest’anno l’Inter ne ha vinte solo due, pareggiate 3 e perse 3.
Una miseria.
E alla fine sembra fuori luogo il commento di Mourinho (accusato pure di avere colpito un tifoso del Manchester United a fine gara), che parla di ‘squadra che non si può costruire in un ‘clip’’. Eppure le ‘sue’ scelte finora non sono da considerarsi azzeccate: lo scudetto che si appresta a vincere non era l’obiettivo dichiarato a inizio stagione, anche se servirà comunque a mantenerlo (visti anche i costi che rappresenta) sulla tolda di comando della barca nerazzurra.
Solo su una cosa ha certamente ragione: l’Inter ha ancora da lavorare (molto, aggiungiamo) per poter pretendere di essere ‘pretendente’ a qualcosa di più di un campionato italiano che lei stessa ha contribuito a svalutare. La sfida con il Manchester United (e le eliminazioni delle altre squadre italiane) è lì a dimostrarlo.