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La recente decisione del Comune di Milano di chiudere al pubblico gli uffici dell’urbanistica e dello sportello unico edilizia ha sollevato un’ondata di proteste tra gli architetti milanesi. Questa misura, che mira a limitare l’accesso diretto ai funzionari, è stata definita “inaccettabile” dall’Ordine degli Architetti di Milano, che teme un ritorno a pratiche di opacità amministrativa. La chiusura degli uffici non solo ostacola la trasparenza, ma potrebbe anche compromettere la qualità del servizio offerto ai cittadini e ai professionisti del settore.
Con la chiusura degli uffici, gli architetti si trovano ora in una posizione difficile. La mancanza di accesso diretto ai funzionari comunali significa che i professionisti dovranno affrontare un sistema burocratico più complesso e meno reattivo. Federico Aldini, presidente dell’Ordine degli Architetti, ha sottolineato che l’unico modo per ottenere risposte sarà attraverso diffide legali, un approccio che non solo allunga i tempi di risposta, ma crea anche un clima di sfiducia tra professionisti e amministrazione.
La paura di ulteriori inchieste ha portato i dipendenti comunali a limitare le interazioni, rendendo difficile per gli architetti chiarire dubbi sulle pratiche in corso.
La decisione del Comune di bloccare gli appuntamenti è vista come un passo indietro rispetto ai progressi fatti in materia di trasparenza amministrativa. La legge n. 241/90, che garantisce il diritto di partecipazione dei cittadini all’attività amministrativa, sembra essere messa in discussione.
Aldini ha evidenziato come questo provvedimento possa evocare un’immagine di “non corretta informalità” che non riflette la realtà delle interazioni quotidiane tra cittadini e amministrazione. La chiusura degli uffici potrebbe, quindi, non solo danneggiare i professionisti, ma anche i cittadini che si rivolgono all’amministrazione per ottenere informazioni e supporto.