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La giudice dell’udienza preliminare di Milano, Tiziana Gueli, ha recentemente deciso di sottoporre alla Suprema Corte la questione della competenza territoriale riguardante l’imputazione di truffa aggravata a carico della ministra del Turismo, Daniela Santanché. L’accusa sostiene che la competenza debba essere attribuita a Milano, mentre la difesa insiste che dovrebbe essere Roma il foro competente.
Secondo l’accusa, Santanché avrebbe indebitamente percepito oltre 126mila euro di cassa integrazione per 13 dipendenti delle società Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria durante il periodo pandemico.
Tuttavia, la difesa ha sollevato dubbi sulla competenza territoriale, affermando che il server dell’INPS è dislocato a Roma e che i pagamenti sono stati effettuati su conti romani. L’avvocato Nicolò Pelanda, legale di Santanché, ha dichiarato che la questione è pregiudiziale e deve essere risolta prima di procedere con l’udienza a Milano.
In occasione dell’assemblea di Federterme a Roma, Santanché ha espresso il suo rispetto per la magistratura, ma ha anche criticato una parte politicizzata della stessa, che secondo lei danneggia l’immagine della maggioranza dei magistrati che lavorano con dedizione.
La ministra ha sottolineato che l’udienza è già stata chiusa e che ora spetta alla Cassazione decidere se il processo debba continuare a Milano o spostarsi a Roma.
Il procedimento è stato rinviato al 26 marzo, quando si terrà l’udienza in Cassazione. La decisione della Suprema Corte avrà un impatto significativo sulla prosecuzione del caso. La questione della competenza territoriale è cruciale, poiché potrebbe influenzare non solo il luogo del processo, ma anche la strategia difensiva di Santanché e la gestione delle prove.
La situazione rimane quindi in evoluzione, con l’attenzione rivolta alla Cassazione e alle sue prossime decisioni.