Il governatore Attilio Fontana considera la questione del fine vita un tema di coscienza personale.
Lunedì si è svolto un incontro tra il governatore e Marco Cappato e Cristiana Zerosi dell’Associazione Luca Coscioni. L’Associazione è l’ideatrice di una proposta di legge, il cui scopo è applicare i principi della “Sentenza Cappato”, ovvero la sentenza numero 242 del 2019 della Corte Costituzionale riguardante il caso di DJ Fabo.
Attualmente la legge è in esame dalle commissioni competenti, anche se Fratelli d’Italia, il partito di maggioranza relativa in consiglio regionale, ha già espresso un parere contrario.
Tuttavia, le dichiarazioni di Fontana dopo l’incontro con Cappato e Zerosi sembrano suggerire un possibile sostegno alla discussione della legge, che punta a garantire l’applicazione della Sentenza. Questa ultima stabilisce le condizioni in cui una persona può richiedere l’assistenza per morire. La proposta di legge è volta a definire tempi e modalità per i malati. Secondo i proponenti, questo rappresenta un questione sanitaria, quindi di competenza regionale, quindi dovrebbe essere gestito dalle ASL.
L’obiettivo finale è attuare la Sentenza.
“Per quanto riguarda questioni etiche di grande significato, ogni individuo dovrebbe aderire alla propria coscienza – ha affermato Fontana – . A mio parere, l’obiettivo dovrebbe essere l’applicazione salda della sentenza della Corte Costituzionale, interpretando i suoi punti centrali”. Il governatore ha poi espresso la speranza che “nel corso della revisione della misura, l’aula concentri i propri sforzi su questa componente”. E, come suggerisce, non sulla questione complessiva del fine vita e dell’eutanasia, che ovviamente non è una competenza regionale, e, soprattutto, è già permessa, sotto certe circostanze, in virtù della stessa sentenza della Corte Costituzionale.
90 giorni per l’attesa
Nel corso del pomeriggio, durante la sessione delle commissioni, il responsabile del welfare Danilo Cereda ha rivelato che nell’ultimo anno e mezzo, circa 10 residenti lombardi hanno presentato la richiesta alle Asst locali. Tre di queste persone, una volta concluse le procedure mediche per la verifica dei requisiti, hanno optato per le cure palliative. Attualmente, in Lombardia, secondo quanto riportato da Cereda, il sistema sanitario regionale impiega all’incirca 90 giorni per la verifica dei requisiti.
Il disegno di legge prevede un periodo massimo di 20 giorni tra la presentazione della domanda e la decisione.
I requisiti per il suicidio assistito
Secondo la sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale, il paziente deve rientrare in 4 criteri per avere diritto al fine vita: irreversibilità della malattia, presenza di sofferenze fisiche o psicologiche che il paziente ritiene insopportabili, dipendenza del paziente da terapie di sostegno alla vita, capacità del paziente di prendere decisioni di maniera libera ed informata.
Questi requisiti dovranno essere validati dal sistema sanitario regionale.
Nel 2024, la medesima Corte, rispondendo a una richiesta di un giudice per le indagini preliminari riguardo a un caso particolare, ha delineato con maggiore precisione il significato di “sostegno vitale”. Ha dichiarato che esso comprende anche le procedure attuate da parenti o assistenti, purché l’arresto delle stesse conduca al decesso del paziente. La Corte ha sottolineato, inoltre, che non esiste una differenza tra il paziente che già riceve i trattamenti di “sostegno vitale” e il paziente che, pur non sottoposto ancora, ne avrebbe la necessità.