Il sindaco di Milano Beppe Sala ha deciso di rispondere con un gesto simbolico ed evocativo al vile atto intimidatorio di matrice antisemita avvenuto venerdì 24 gennaio a Mondovì, affiggendo sulla sua porta di casa un cartello con la scritta “Qui vive un antifascista“.
Il primo cittadino della metropoli meneghina ha successivamente pubblicato sul proprio profilo Instagram raccogliendo l’appoggio di centinaia di utenti e sostenitori.
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Qui vivo io.
Un post condiviso da Beppe Sala (@beppesala) in data: 26 Gen 2020 alle ore 1:04 PST
Nella mattinata del 26 gennaio Beppe Sala ha postato sul proprio profilo Instagram una fotografia della sua porta di casa con affisso il cartello “Antifa hier” che in tedesco significa “Qui vive un antifascista”.
Un gesto di solidarietà dal forte impatto nei confronti di quanto accaduto nella giornata del 24 gennaio a Mondovì, dove ignoti hanno imbrattato con la scritta “Juden hier” – cioè “Qui vive un ebreo” – la porta dell’abitazione di Aldo Rolfi, figlio della staffetta partigiana Lidia Beccaria Rolfi deportata nel campo di sterminio di Ravensbruck a causa delle sue idee politiche. Lidia Rolfi riusci tuttavia a sopravvivere alla deportazione, morendo nel 1996 a 71 anni.
A scatenare l’odio antisemita nei confronti di Aldo Rolfi è stato molto probabilmente un articolo pubblicato dall’uomo sulle pagine del giornale locale Provincia Granda, dove raccontando della vita di sua madre aveva scritto le seguenti parole: “L’emergenza odio è colossale, palpabile in tutti i campi. La mente torna a notti buie e vergognose della nostra Storia recente”. L’indomani mattina, Rolfi si è trovato messo alla gogna pubblica esattamente con gli stessi metodi di ottant’anni fa che lui stesso denunciava nell’articolo.