Avete presente quando, guardando un film dell'orrore, si tiene una mano sugli occhi aprendo le dita di tanto in tanto per sbirciare e richiudendole quando tornano le scene di paura? Ebbene, ci sembra che il Prefetto di Milano, Gian Valerio Lombardi, abbia adottato la stessa tattica di fronte alla Commissione Parlamentare Antimafia.
Lombardi, che qualche mese fa aveva bocciato l'idea di una Commissione Antimafia, ha infatti dichiarato:
"A Milano e in Lombardia la mafia non esiste"
Un notevole balzo indietro rispetto a tutte le belle parole pronunciate in occasione della visita a Milano del ministro Maroni, nella quale si è dato il via al Comitato di Vigilanza antimafia (fonte immagine).
L'attore e candidato alle Regionali Giulio Cavalli, ha commentato:
"Leggo con sconcerto la dichiarazione resa dal Prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi di fronte alla Commissione Parlamentare Antimafia con cui nega la presenza della mafia nel territorio lombardo.
Credere che la mafia esista solo dove scorre il sangue e non nei luoghi della finanza e nelle collusioni (accertate) con alcuni pezzi della politica è oltre che superficiale e chiaramente falso soprattutto pericoloso perché proviene da un uomo di quelle istituzioni che hanno il dovere di tutelare i cittadini. La dichiarazione rientra nella consuetudine tutta milanese di credere che l’unico modo di sconfiggere la mafia sia negarne l’esistenza, procurando una cattiva informazione che può solo rassicurare le cosche mentre si organizzano in previsione dell'Expo"
Antonio Ingroia, Francesco Forgione, Roberto Saviano e Giulio Cavalli sono visionari?
L'inchiesta sull'Ortomercato e la Parco Sud sono solo due esempi, l'elenco è molto lungo (visitate Milanomafia.com).
Si tratta di fatti, non parole: documenti, atti giudiziari, prove reali delle presenza della mafia,della 'ndrangheta e della camorraa Milano.
La Lombardia, come riporta IlFattoQuotidiano di oggi, è al quinto posto per numero di beni confiscati.
La criminalità organizzata è già ben radicata nel tessuto sociale milanese e spesso opera 'in silenzio'. Tranne casi rari (cinque omicidi in un anno e mezzo) molti clan cercano di mantenere un basso profilo proprio per evitare che si accendano su di loro i riflettori della magistratura.
Ma il silenzio non è prova della non esistenza. 663 beni confiscati dovrebbero essere già di per sè un dato preoccupante. E l'arresto di boss illustri proprio a Milano, come quello di 'Tanino' Fidanzati, dovrebbe essere la controprova di una realtà di cui, purtroppo, è più facile negare l'esistenza.