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Coronavirus, la protesta dei riders di Milano: “Una pizza non vale la vita”

I riders di Milano vogliono smettere di lavorare durante l'emergenza Coronavirus, ma vogliono tutele da parte dello Stato.

Parte la protesta da parte dei riders di Milano che non vogliono continuare a lavorare senza le adeguate protezioni per il Coronavirus. Stando a quanto spiegato nell’annuncio di Delivarance, il collettivo dei riders, chiedono da tempo mascherine e guanti alle piattaforme per cui lavorano, senza mai ricevere risposta.

La protesta dei riders: richiedono tutele per il Coronavirus

È arrivata durante la serata di mercoledì 11 marzo la comunicazione del presidente Giuseppe Conte. Tutte le attività non ritenute necessarie dovranno chiudere, ma nell’elenco non compaiono le consegne a domicilio. Ma i riders di Milano non ci stanno e dalla pagina Facebook di Deliverance arriva la proposta di sciopero.

Nel lungo appello si legge: “Abbiamo saputo che ci sono nostri colleghi che sono stati contagiati. Chiediamo il diritto di poter esercitare quei diritti che l’Art.2 del Jobs Act già ci riconosce, in quanto lavoratori eteroorganizzati: siamo lavoratori subordinati e dobbiamo essere trattati come tali, anche per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali”.

E poi una richiesta al governo e alla protezione civile: “Riteniamo la situazione molto grave e per noi fermare il contagio viene prima di qualsiasi altra cosa. Se distribuire cibo a casa diviene indispensabile, ci devono pensare lo Stato, la Protezione Civile e gli organi preposti“. La richiesta è rivolta anche i consumatori a cui si domanda di non richiedere le consegne a domicilio che potrebbero essere il modo più veloce per accelerare il contagio.

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