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Il festival del proletariato giovanile al Parco Lambro: un viaggio nel cinema italiano
Il Festival del Proletariato Giovanile al Parco Lambro, tenutosi nel giugno del 1976, rappresenta un momento cruciale nella storia del cinema e della cultura italiana.
Questo evento, che ha visto la partecipazione di artisti, cineasti e giovani attivisti, è stato immortalato attraverso il lavoro di Alberto Grifi, un cineasta che ha saputo catturare l’essenza di un’epoca di cambiamento e fermento sociale. Il girato di Grifi, recentemente restaurato, offre uno sguardo unico su un periodo storico caratterizzato da tensioni politiche e sociali.
Grifi ha filmato oltre 25 ore di materiale durante il festival, un’opera che non ha mai visto una vera e propria pubblicazione fino a pochi anni fa.
Le riprese, che spaziano dai concerti di artisti come Don Cherry e Finardi agli scontri tra diverse fazioni del movimento giovanile, offrono una testimonianza visiva di un’epoca in cui le idee e le ideologie si scontravano in modo vibrante. La sua capacità di cogliere l’immediatezza e l’intensità di quei momenti ha reso il suo lavoro un patrimonio inestimabile per la cultura italiana.
Il festival non era solo un luogo di dibattito politico, ma anche un palcoscenico per l’arte e la musica. Le performance del Living Theatre e i concerti di artisti emergenti hanno creato un’atmosfera di festa e di contestazione. Grifi, con la sua macchina da presa, ha saputo immortalare non solo i momenti di conflitto, ma anche la gioia e la creatività che permeavano l’aria. Questo contrasto tra tensione e celebrazione è ciò che rende il suo lavoro così potente e significativo.
Negli ultimi anni, il materiale girato da Grifi è stato restaurato e presentato in vari eventi, permettendo a nuove generazioni di scoprire un pezzo fondamentale della storia cinematografica italiana. La cura di Anna Maria Licciardello e il supporto del CSC – Cineteca Nazionale hanno reso possibile la visione di questo lavoro, che ora può essere apprezzato non solo come un documento storico, ma anche come un’opera d’arte a sé stante.
La riscoperta di questi filmati ci invita a riflettere su come il cinema possa essere un potente strumento di espressione e di cambiamento sociale.