Alex Tacchi lavora da anni nel mondo della moda e del fashion come film director.
Dopo gli studi allo IED ha iniziato la sua carriera collaborando con DISQUARED 2 arrivando a collaborare con tutti i più grandi marchi del settore. A Notizie.it | Milano ha raccontato la sua carriera.
Le fashion week di Milano sono eventi importanti per la nostra città. Portano molti turisti da tutto il mondo e hanno un notevole indotto lavorativo ma si ha un po’ come l’impressione che siano eventi poco inclusivi per i milanesi non addetti ai lavori.
È così?
Concordo in pieno per ciò che concerne lo show vero e proprio: i posti a sedere che circondano le passerelle sono sempre ben definiti ed assegnati a priori. Questione di millimetri da misurare tra chiappe sifilitiche, chiappone e bèi chapét…
Scherzi a parte, ogni centimetro quadrato delle location è occupato da qualcosa che ha un valore tecnico ben preciso: parlo di illuminazione, sound, uscite di sicurezza, zone dedicate a fotografi e cameraman, backstage studiati al meglio per non rendere troppo caotico il lavoro degli addetti.
Per questo motivo c’è chi deve esserci per fare qualcosa di preciso ed è molto difficile (ma non impossibile) riuscire ad imbucarsi per vedere con i propri occhi l’evento del tuo stilista del cuore. Non dico “vedere dal vivo” perchè ormai ogni sfilata viene trasmessa in streaming e, chi proprio se la sente, pò spararsi delle maratone live degne di Breaking Bad stando comodamente sul divano a scapperarsi in attesa del party che verrà.
A proposito di party: qui il milanese “non addetto ai lavori” è bravissimo ad imbucarsi visto che ha SEMPRE un amico che orbita nel settore che può recuperargli un pass o un braccialetto che lo fionderà dritto nel privè più esclusivo del party più pettinato a bere le fonde dei cocktail avanzati dagli altri.
Come è andata che uno skater, snowboarder che ascolta heavy metal ha iniziato a lavorare nel fashion?
Franz, qui più che di skate e di snowboard vorrei che mi chiedessi delle mie origini da Varesotto metallaro: sono cresciuto a Ferno, un micro-paesino ai bordi della Malpensa, figlio di un’insegnante di storia dell’arte e di un chimico industriale che nell’88 hanno comprato una telecamera Panasonic M5 VHS.
Funziona ancora. Da lì ho cominciato a fare “filmini” con gli amici: parlo di inseguimenti in motorino nei boschi del parco del Ticino, sparatorie con le scacciacani “prese in prestito” dai padri, film horror/splatter pieni di frattaglie recuperate dal macellaio del paese. Questa passione per il video mi è rimasta e la svolta fashion è arrivata totalmente per caso 10 anni dopo, appena finiti gli studi allo IED di Milano. In quel periodo la scuola mi assunse per insegnare montaggio mentre mi barcamenavo tra video industriali e CD-Rom interattivi per pagarmi l’affitto in città.
Rossella Bertolazzi, la mitica direttrice di Arti Visive (alla quale devo TUTTO di TUTTO ripensando a cosa poi è successo), ricevette una telefonata da un certo brand emergente chiamato DSQUARED2: cercavano qualcuno che montasse in un video unico i look migliori delle passate stagioni uomo in previsione del lancio della prima collezione donna… Un a sorta di video Best-Of. Mi feci coraggio e accettai la proposta di andare a questo colloquio pur non avendo un’idea precisa di come sarebbe andata la questione perchè io e la MODA (intesa come passione per il vestirsi bene) non siamo mai andati molto d’accordo: sono cresciuto a pane e Heavy Metal, considerando le t-shirt dei concerti il massimo dell’eleganza.Una volta incontrati Dean e Dan Caten, i due designers fondatori del marchio, rimasi folgorato dalla loro personalità, dal loro stile e dal fatto che avessero le idee super-chiare sulla tipologia di video che volevano: qualcosa di ritmato e con un’anima fottutamente rock.
WoW!
Sfortunatamente, il materiale che mi diedero non è che mi permettesse di spaziare molto nell’editing: a quei tempi, tutta la questione video legata alle sfilate di moda si risolveva con 2 misere telecamere di fondo pedana che riprendevano le uscite dei modelli a figura intera e nel dettaglio.
Punto. Mentre ero lì a quell’incontro preliminare nel luglio 2002, circondato da nastri BETA e VHS, ebbi una sorta di epifania notando che su ogni etichetta c’era scritto solo “camera centrale” o “camera dettaglio”: non vedevo niente del tipo “camera backstage” oppure “camera accessori” o “camera scarpe” (tutte cose che avrebbero reso il mio montaggio “best-of” più vario e ritmato)…Tirai fuori la faccia tosta di chi non ha nulla da perdere e chiesi ai gemelli Caten di potermi presentare con una mia troupe alla loro prossima sfilata di modo da fare delle riprese extra al fine di documentare il tutto in maniera più approfondita e poter quindi fare un montaggio più vicino al loro ideale.
Al loro “Yes babe, let’s do it” la mia vita cambiò per sempre: non smetterò mai di ringraziare e stimare questi due ragazzi “BORN IN CANADA MADE IN ITALY” per aver creduto in me e nella mia idea. Vi assicuro che trovarsi davanti le più grandi top models del periodo che correvano mezze nude nel backstage dell’Alcatraz al primo, mitico show donna “DSQUARED2 Star 24/7″ fu qualcosa di indescrivibile per uno sprovveduto ragazzino di provincia come me.
Ma questa è un’altra storia: fu un evento talmente pazzesco che mi ci vorrebbero altre 5 pagine solo per descrivere cos’accadde quel giorno con Eva Herzigová e Naomi Campbell che facevano l’occhiolino guardando nell’ottica della mia umilissima Handycam Sony MiniDV. Da allora ho girato il mondo con loro, producendo una montagna di contenuti che uniscono le sfilate uomo e donna, mixando riprese backstage con immagini di passerella, catturando i momenti salienti e sincronizzando tutto per bene con la musica: cose mai viste in precedenza e che ora sono uno standard per qualsiasi brand.
Non ho mai smesso di collaborare con Dean e Dan.
Come é cambiata l’importanza del video nel fashion da quando hai iniziato a lavorare?
Il video per la moda, da allora, è cambiato tantissimo: prima era solo una questione legata al documentare qualcosa da girare alle emittenti televisive che ne estrapolavano brevi tagli per i TG o per programmi alla “Non Solo Moda” in quanto le foto di fondo pedana erano di gran lunga più importanti poichè spendibili sulla carta stampata e per i cataloghi da mettere in mano ai buyers.
Adesso il video è uno dei pilastri su cui si fonda l’intera comunicazione social e non: ovunque ti giri, c’è un monitor. Senza contare i dispositivi che abbiamo in mano tutti i giorni, vetrine, fermate degli autobus, aeroporti ed edifici interi vengono ormai ricoperti da superfici che ripropongono immagini in movimento in perfetto stile Blade Runner.
Dal tuo punto di vista quanto il fashion ha influito su Milano e quanto Milano ha influito sul fashion?
Franz, questa è un po’ alla Marzullo: dovrei stare qui a raccontarti di come i grandi marchi hanno cambiato la faccia e la movida della città divenendo delle vere e proprie istituzioni in ambito artistico, architettonico, culturale, gastronomico e di come nulla di tutto ciò sarebbe accaduto se l’heritage di questa grande città non avesse attratto e dato la possibilità di mostrarsi ai più grandi stilisti della storia in un periodo in cui la moda non era ancora così “urlata” come oggi.
Ma tu queste cose le sai già…
Oltre al fashion ti occupi di qualcosa d’altro?
A parte l’hobby di fare il VJ durante i party ODD presso il meraviglioso MASADA di Via Espinasse, diciamo che per il 90% mi occupo di moda: negli anni mi sono addentrato nella produzione di contenuti più patinati rispetto ai videomix, realizzando fashion film, campagne, visual per eventi, reportages ed editoriali per importanti marchi quali Fendi, Neil Barrett, La Perla, Diesel, Gucci, Jimmy Choo, Loro Piana, Ermenegildo Zegna, Pal Zileri, Maison Margiela, Dirk Bikkembergs, Trussardi, Piquadro, Adidas, Dolce&Gabbana, Giada, Camera della Moda, Vogue Italia ed Emporio Armani.
Ho lavorato per una dozzina di anni per l’allora milanessissima maison di gioielli Pomellato e l’anno scorso ho alternato la moda con alcune produzioni legate al mondo delle due ruote collaborando col prestigioso marchio di prodotti after-market RIZOMA. Mai fatto un matrimonio.