Categorie: Cultura
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27 Novembre 2019 22:58

Intervista a Marco Di Noia: “Vi racconto il mio Leonardo Da Vinci”

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Nell’intervista a Marco Di Noia, il cantautore ha parlato del suo progetto su Leonardo Da Vinci e descritto Milano come una “fucina di opportunità”

500 anni fa moriva il genio toscano che è diventato simbolo del Rinascimento italiano e mondiale.

Uomo poliedrico dall’ingegno sopraffino, con una sensibilità fuori dal comune. Ha lasciato un segno indelebile in diversi campi del sapere: dalla pittura all’ingegneria, dalla musica alla botanica, dall’architettura alla letteratura. Ha alimentato dicerie e misteri sul suo conto, ma soprattutto, ha fatto la storia con innovazioni di inestimabile valore. Leonardo Da Vinci è persino diventato icona della cultura pop. Un’immagine che anche Marco Di Noia ha contribuito ad avvicinare al genio imperfetto che ha fatto la storia del sapere.

Ha realizzato un omaggio composto da cinque tracce in cui l’innovazione si fonde con la tradizione. Nell’intervista a Marco Di Noia, il cantautore ci ha raccontato il suo progetto “Leonardo Da Vinci in pop”, la sua carriera e soprattutto il suo attaccamento a Milano, città dove è nato e dove vive, metropoli in cui Leonardo ha soggiornato per 20 anni, il periodo più lungo della sua vita. Ci parla con simpatia, si percepisce l’entusiasmo, la passione e lo studio minuzioso di un artista che ha tanto da dare, di un uomo dalla cultura densa di competenze ed esperienze.

Ci ha espresso il suo giudizio sulla commercializzazione leonardesca, confrontandosi anche con il docu-film di Sky in cui il celebre attore Luca Argentero interpreta lo stesso Da Vinci. Marco Di Noia è amante delle situazioni romantiche, delle melodie rock e ispirato dalle musiche di Lucio Dalla e Fabrizio De André, dei Queen e dei Beatles, omaggiati nella canzone “L’uomo vitruviano”, in quanto, ci spiega Marco, sono stati “la più grande band pop e sperimentale al contempo”.

Intervista a Marco Di Noia, la sua carriera

Una carriera a metà tra giornalismo e canto: Marco Di Noia è un cantautore milanese, sperimentatore e giornalista, che vanta due lauree in materie umanistiche e un dottorato in culture e letterature comparate.

Ma qual è l’occupazione che lo occupa a tempo pieno? “La mia vena artistica è alimentata dal mio essere cantautore, ma l’occupazione che mi impegna a tempo pieno è quella di giornalista, anche nella sua versione 2.0”.

“Leonardo Da Vinci in pop”

Chitarre elettriche, synth, batteria, percussioni e omnichord si fondono sapientemente con gli strumenti ideati dal genio del Rinascimento. Tra questi, l’organo di carta, la viola organista e la piva a vento continuo.

“Scrivere brani su Leonardo è stato un percorso di studio tanto difficile quanto formativo”, ha dichiarato.

Con la sua voce di quasi quattro ottave di estensione vocale e un falsetto dotato di rara pulizia timbrica, ha intonato un inno interamente dedicato al formidabile genio rinascimentale. “Stella del pop”, “L’ultimo volo di Leonardo”, “Parigi, 1911” (dove si racconta il furto della Giocanda da parte di Vincenzo Peruggia, “un eroe incarcerato che andrebbe riscoperto”), “L’uomo vitruviano” e “La battaglia di Marciano in Val di Chiana” sono le canzoni che compongono il suo ultimo EP.

Quest’ultimo è disponibile dal 14 novembre 2019 sulle piattaforme streaming e in digital download. Dalla nostra piacevole chiacchierata con Di Noia è emersa la sua profonda umiltà di fronte all’ineguagliabile genio toscano. Impossibile non percepire la massima stima nei suoi confronti: “Credo che il più importante insegnamento appreso da Leonardo sia che i fallimenti, propri o altrui, se accettati con naturalezza e senso critico costruttivo, possono essere fonte di miglioramento, crescita e successo”.

Alle musiche ci hanno pensato gli amici e colleghi Stefano Cucchi e Alberto Cutolo. Lo storico maestro liutaio Michele Sangineto ha lavorato per la realizzazione degli strumenti ideati da Leonardo 500 anni fa. A suonarli è stato il figlio Adriano Sangineto. A tal proposito ha dichiarato: “È stato molto affascinante e artisticamente gratificante sentire gli strumenti da lui progettati cinquecento anni fa, suonare con quelli dei nostri tempi”.

Chi era Leonardo Da Vinci

Zelo, studio intenso e passione smisurata hanno dato vita al progetto del cantautore milanese dal gusto eclettico e sperimentatore. “Leonardo Da Vinci in pop” è frutto di adrenalina e di una grande carica emotiva. Si è immerso “in libri, articoli, documentari” su Leonardo, ma ha anche partecipato a “visite e mostre sulla vita di uno dei più grandi geni dell’umanità”. Ai nostri microfoni ha spiegato: “Volevo raccontare anche il Leonardo Da Vinci “uomo” e non solo l’icona.

Di fronte alla considerazione di Da Vinci come mito e come divinità artistica, molto spesso si perde il suo lato più umano. Mi interessava studiare la sua biografia e le sue opere, anche andando a vederle in prima persona. Si è trattato di un lavoro d’informazione multimediale e a 360 gradi. Bisognava, artisticamente e musicalmente, rendere fresco un progetto moderno con all’interno strumenti rinascimentali”.

Il suo ultimo EP, ci spiega, “parla di Leonardo Da Vinci e delle sue opere, le quali oggi sono diventate icone e protagoniste di diverse forme di merchandising, da magliette a cover di cellulari, fino ai film a lui dedicati”.

Eppure, ci svela un grande appassionato come Marco, “quando era in vita Leonardo non era una figura così pop. Ha concluso la sua carriera scontento di sé stesso. O almeno così si scrive. Con il mio lavoro ho anche voluto parlare dei suoi fallimenti e delle sue delusioni”. Non mancano le interessantissime curiosità su Leonardo: Marco è davvero un pozzo di sapere. Infatti, ha aggiunto: “Molti committenti si lamentavano, perché le opere assegnate a Da Vinci non arrivavano mai concluse.

Lui rimase molto deluso quando Lorenzo De Medici mandò a dipingere la Cappella Sistina Michelangelo e altri artisti della bottega del Verrocchio. Il suo nome non lo fece mai. Poi, per essere preso alla corte di Ludovico Il Moro, dovette redigere il primo curriculum tarocco della storia. Si era presentato come un “ingegnere militare”, ma in realtà la sua formazione era quella di pittore e scultore”.

“Leonardo, un grande burlone”,

Per Marco “è quasi approvato all’unanimità che Leonardo fosse un po’ dandy e un po’ vanitoso. Ma, cosa che in pochi sanno, era anche un grande burlone e battutista”. Infatti, ci ha spiegato: “Un giorno pare si presentò in una corte con una lucertola a cui aveva attaccato delle corna e della bava. Una lucertola-drago che portava al guinzaglio”. E ancora: “In un’altra occasione pare avesse organizzato un party gonfiando le budella di qualche animale, come se fossero palloncini.

Alcuni suoi studi erano anche scabrosi”. Infatti, ci spiega: “Ne “L’uomo vitruviano” canto al contrario, perché Da Vinci scriveva in modo speculare per evitare che lo copiassero”.

Ma qual è l’opera a cui è più legato? “Le opere di Leonardo sono tante e controverse. Era fucina di speculazioni e leggende”. Così ci ha confidato quell’indistricabile legame che lo unisce a Da Vinci e alla sua Milano: “Sono particolarmente legato al Cenacolo, perché sono nato nell’ospedale che si affaccia su Santa Maria delle Grazie”.

E ancora: “Ultimamente ho avuto un minuto per poter stare da solo a contemplare l’opera ed è stata un’emozione incredibile. Il Cenacolo, come testimoniato anche dal “Codice Da Vinci” di Dan Brown, nasconde grandi misteri. La storia negherebbe le leggende che aleggiano attorno all’opera, ma resta un affresco particolarmente mistico”, connubio di suggestione e Romanticismo.

I punti in comune con Leonardo

Non solo la città di Milano unisce Leonardo a Marco.

Infatti, il cantautore ci spiega: “Studiando Da Vinci, mi sono ritrovato più nelle sue delusioni che nei suoi successi. Io sono musicalmente uno sperimentatore e questo non si sposa con l’era commerciale in cui viviamo, con le televisioni che mirano a sfornare personaggi che vendono al di là della musica”. Per lui, “si tratta di un abbassamento”.

Quindi, nell’intervista a Marco Di Noia, il cantautore ha continuato: “Anche Leonardo Da Vinci voleva sperimentare: le sue opere fecero scuola in futuro, ma nella sua contemporaneità spesso non venivano apprezzate”.

A tal proposito, ha ricordato: “Un esempio è offerto, tra le tante opere leonardesche, dall’Adorazione dei Magi: un lavoro particolare rispetto a quanto gli era stato richiesto”. Leonardo era un artista ambizioso e, ci spiega Marco, “era deluso dallo scarso riconoscimento nei suoi confronti. Probabilmente nei suoi tempi non era compreso a pieno”. Destino analogo per Van Gogh, che morì “avendo venduto un solo quadro. È morto come fallito, ma se vedesse chi è diventato adesso, indubbiamente cambierebbe idea sul suo conto”.
“Quest’idea di frustrazione legata ai tempi e ai modelli artistici in voga nel presente un po’ la vivo anch’io, come Leonardo 500 anni fa”, ci confida.

Il docu-film di Sky

Anche Luca Argentero celebra i 500 anni dalla morte di Da Vinci e lo fa nel modo che gli riesce meglio: recitando. Nel progetto firmato Sky Arte, interpreterà il genio toscano e lo farà “rappresentandolo lontano dagli stereotipi, come un uomo di corte un po’ vanitoso”.

Nell’intervista a Marco Di Noia abbiamo sottoposto questo spunto anche al cantautore milanese, il quale a tal proposito ci ha tenuto a precisare: “La lira d’argento presente nel film è stata creata sempre da Michele Sangineto”. E ancora: “Sia io sia Argentero non vogliamo commercializzare Da Vinci, ma farlo conoscere in quanto uomo. Far conoscere un personaggio connotato per il suo alone epico e mitologico è un’impresa ardua. A meno che non si cerca di farlo parlare il più possibile attraverso i suoi aforismi e togliendo il giudizio personale. Mettere in bocca a Leonardo parole filtrate dal proprio Io è forse presuntuoso. Il lavoro diventa più facile man mano che ci si avvicina all’uomo Leonardo”.

“Milano, la mia città”

La città meneghina, caos a cielo aperto e, contemporaneamente, patrimonio di opportunità, è un luogo caro a Marco. A tal proposito ci dice: “Per un artista che vuole farsi ispirare, Milano offre tanto, anche dal punto di vista artistico. Dalla nuova edilizia, alle mostre e ai saloni: è un centro di innovazione ed eccellenza”.

Sulla base della sua esperienza personale e del duro lavoro portato avanti per la realizzazione di “Leonardo Da Vinci in pop”, ha dichiarato: “Io stesso, oltre ad aver letto libri e visto documentari, ho visitato la Mostra Leonardo3, il Cenacolo, la Biblioteca Ambrosiana dove c’è il Codice Atlantico e il Ritratto del Musico. Ma anche il Museo della Scienza e della Tecnologia dedicato proprio al genio rinascimentale, fino alla mostra al Castello Sforzesco”. Quindi, ha concluso, Milano “è davvero una fucina di opportunità”. Tuttavia, nell’intervista a Marco Di Noia, il cantante a tenuto a precisare: “Essere metropoli che offre tanto, significa anche trovarsi in un ambiente piuttosto dispersivo. Se uno riesce a trovare un filo conduttore in questo mare magnum, la città offre qualcosa di buono”.

Eredi di Leonardo e sogni nel cassetto

Nel XX e XXI secolo c’è forse un erede di Da Vinci? “Siamo in un’epoca estremamente dispersiva, per questo non reputo ci siano eredi di Leonardo. Oggi per fare successo devi rientrare in determinati circuiti di marketing. Un eclettico non si sa incanalarlo né interpretarlo”, ci ha risposto. La sua analisi è chiarissima: “Da Vinci era una figura estremamente eclettica: oggi non si riuscirebbe a inserire in nessun canale del marketing. Cosa sei? Un pittore? Un progettista? Uno che vuole far tutto oggi non farebbe successo”.

Nell’intervista a Marco Di Noia abbiamo parlato dei suoi sogni nel cassetto. Il cantautore ha tante speranze legate alla sua grande passione per la musica. “Vorrei proseguire con i miei percorsi artistici e magari poterli portare a un pubblico più vasto”, ci confida. “Ho nuovi progetti in serbo: voglio sempre trovare una chiave originale e non parlare di ciò di cui tutti parlano”. Marco preferisce contraddistinguersi nella sua originalità, proteggere la sua arte e la sua musica dall’omologazione dei nostri tempi. Quindi ha rassicurato i suoi fan: “Ho qualche idea. Non necessariamente scientifiche, come per quest’ultimo progetto, ma si tratta pur sempre di idee con una propria personalità”.