È il simbolo gastronomico dei milanesi, tanto che l'assessore alla cultura Massimiliano Finazzer Flory lo cucinerebbe al Sindaco Letizia Moratti per ricordarle l'importanza di mantenere vive le tradizioni, per non perdere la propria identità nella mania di globalizzare.
Ma il risotto allo zafferano è molto più una semplice ricchezza culturale. È una delizia del gusto e una sfida per palati fini. L'importante, però, è saperlo fare.
A farci venire l'acquolina in bocca – considerata anche l'ora – è la nostra Emanuela Zerbinatti che su Arte e Salute dedica un intero post al nostro risotto allo zafferano.
Emanuela Zerbinatti scrive:
LA LEGGENDA. Il risotto giallo dei milanesi è uno dei pochi piatti ad avere una data di nascita ben precisa.
La leggenda narra, infatti, che l'8 settembre 1574, il mastro vetraio belga Valerio di Fiandra si ritrovò un piatto di riso colorato con lo zafferano al pranzo di nozze di sua figlia.
In quella data si celebrava la festa della nascita di Maria, ma anche della Cattedrale dedicata a Maria Nascente. Ed, evidentemente, aveva un valore speciale per lui che lavorava alle vetrate del Duomo, in particolare quelle con gli episodi della vita di Sant'Elena.
Il risotto dalla singolare colorazione poteva perciò essere l'opera, non si sa se per regalo o per scherzo, della squadra di vetrai belgi al seguito di mastro Valerio che, come noto, era solita aggiungere proprio lo zafferano a molti colori per creare particolari effetti cromatici.
In ogni caso il riso così preparato, piacque a tutti, sia per il sapore che per il colore, in un'epoca in cui si attribuiva all'oro, o in sua mancanza alle sostanze gialle, un'importanza anche farmacologica, ragione per la quale, talvolta, la polvere d'oro veniva aggiunta ai cibi e, più spesso, si utilizzavano i tuorli delle uova, tecniche di panatura, lo zafferano, che davano alle pietanze un caldo colore giallo.
Subito questo nuovo modo di preparare il riso si diffuse in tutta la città …
LA STORIA. Fin qui la leggenda. Ma la nascita del risotto alla milanese deve necessariamente fare i conti con i percorsi separati di riso e zafferano che a un certo punto della storia si sono felicemente incrociati.
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