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Resta in carcere il tunisino maggiorenne arrestato per rapina a Milano

Un giovane tunisino di vent'anni è stato arrestato a Milano con l'accusa di aver rapinato un minorenne.

La recente cronaca milanese ha evidenziato un episodio di violenza e prepotenza che ha colpito un giovane cittadino. Domenica scorsa, un tunisino di vent’anni, insieme a tre complici minorenni, ha messo in atto una rapina in corso Buenos Aires, un’area nota per la sua vivacità e frequentata da molti giovani.

Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Milano, Tommaso Perna, ha deciso di mantenere in carcere il ventenne, convalidando l’arresto per rapina aggravata e tentata estorsione. Secondo il magistrato, l’azione criminale è caratterizzata da modalità particolarmente violente, che non possono essere sottovalutate.

La dinamica dell’evento criminale

Il giovane di 15 anni stava trascorrendo la serata con alcuni amici quando, intorno alle 20, è stato avvicinato dalla banda. Gli aggressori lo hanno circondato e colpito, costringendolo a denudarsi. In pochi minuti, il ragazzo ha subito un furto di beni personali, tra cui giubbotto, scarpe, cellulare e portafoglio.

Minacce e estorsione

Non contenti del bottino, i malviventi hanno costretto il ragazzo a contattare il padre per richiedere un trasferimento di denaro. Le minacce sono state esplicite: “Se non carichi subito 100 euro, uccidiamo tuo figlio”. Questo tentativo di estorsione ha fatto scattare l’allerta: il padre, preoccupato per la sicurezza del ragazzo, ha avvisato immediatamente le forze dell’ordine.

La reazione delle autorità

Grazie alla segnalazione del padre, i carabinieri sono intervenuti tempestivamente, interrompendo la rapina e arrestando il tunisino e i suoi complici. Il giudice ha sottolineato la pericolosità sociale del ventenne, evidenziando l’elevato rischio che potesse reiterare comportamenti simili in futuro.

Durante l’udienza, il gip ha descritto il comportamento del tunisino come caratterizzato da una ferrea volontà di depredare la vittima, mirata a ridurre la capacità di difesa del ragazzo. Tale atteggiamento è stato valutato come un’indicazione di una predisposizione alla criminalità preoccupante.

Le conseguenze legali

La decisione di mantenere il tunisino in carcere è motivata non solo dalla gravità dei reati commessi, ma anche dalla necessità di tutelare la società da potenziali ulteriori atti di violenza. Il giudice ha evidenziato che, considerando le modalità con cui sono stati perpetrati i reati, è fondamentale garantire che tali atti non si ripetano.

Questo episodio mette in luce i problemi legati alla sicurezza pubblica e alla necessità di interventi efficaci da parte delle autorità. La situazione è un chiaro richiamo all’attenzione su come la criminalità giovanile possa manifestarsi in forme sempre più violente e organizzate.

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