Il Comune di Bollate ha lanciato un bando per progetti culturali, ma è davvero un'opportunità o solo una facciata?

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Il bando straordinario del Comune di Bollate, che mette a disposizione 20mila euro per attività culturali, appare come un’iniziativa lodevole. Tuttavia, è davvero sufficiente? In un momento in cui la cultura è in crisi, un contributo del genere rischia di sembrare più una goccia nel mare che una vera opportunità per le associazioni locali.
Un bando con maglie larghe
Il Comune ha deciso di aprire le porte a associazioni, fondazioni e comitati. Questo significa che chiunque operi sul territorio può presentare domanda, a patto che il progetto sia nuovo. Tuttavia, la realtà è meno politically correct: è necessario un altro bando che, alla fine, non fa altro che alimentare la burocrazia? Le domande devono pervenire entro il 26 settembre, riducendo al minimo il tempo per elaborare idee valide. Inoltre, chi ha già ricevuto contributi ordinari nel 2025 non può ripresentarsi con un progetto simile. Questa regola, sebbene miri a diversificare le proposte, esclude potenzialmente iniziative realmente valide.
In un contesto in cui il settore culturale è gravemente provato dalla pandemia e da una crisi economica prolungata, 20mila euro appaiono come una cifra risibile. Secondo stime attendibili, una singola iniziativa culturale di medio livello può facilmente superare questa cifra, senza considerare i costi operativi e di promozione. Pertanto, chi si aspetta di realizzare qualcosa di significativo con questo budget? È come tentare di costruire un grattacielo con il budget per una casa a schiera!
Analisi critica: l’illusione della partecipazione
Queste iniziative, purtroppo, spesso servono più a dare una parvenza di attività da parte delle amministrazioni locali che a garantire reale supporto e sviluppo per il tessuto culturale. Chiunque abbia mai partecipato a bandi pubblici sa quanto possa essere complesso e frustrante il processo. Le modulistiche, le scadenze e la necessità di giustificare ogni euro speso diventano deterrenti per chi dovrebbe dedicarsi alla creazione artistica. Non sorprende che molte associazioni, soprattutto quelle più piccole e meno strutturate, rinuncino a presentare domanda per non doversi confrontare con un labirinto burocratico.
Inoltre, l’assegnazione di fondi a progetti che non siano legati a eventi di grande richiamo rischia di portare a una selezione che premia l’apparenza, non la sostanza. È fondamentale interrogarsi su chi deciderà cosa sia meritevole di finanziamento. La trasparenza è garantita? E chi beneficerà realmente di questi fondi? Se non ci sono risposte chiare, il rischio è che il bando diventi solo un modo per affermare “guardate, noi sosteniamo la cultura!” senza un reale investimento nel futuro culturale della comunità.
Conclusione: oltre le apparenze
Alla luce di quanto esposto, risulta evidente che, sebbene l’intento di promuovere attività culturali sia lodevole, la modalità di attuazione lascia molto a desiderare. Piuttosto che lanciare un bando che appare come una foglia di fico per nascondere l’assenza di politiche culturali concrete, è opportuno rivedere l’intero approccio al sostegno della cultura. Servono misure più incisive e lungimiranti, che non si limitino a distribuire piccole somme, ma che investano realmente nel potenziale delle associazioni e dei progetti culturali del territorio.
È fondamentale riflettere su queste questioni, mettere in discussione ciò che viene presentato come “opportunità” e richiedere un impegno serio e trasparente da parte delle istituzioni. Solo così sarà possibile costruire un futuro culturale che non sia un miraggio, ma una solida realtà.