Un arresto ad Abbiategrasso ci costringe a riflettere sulla realtà del consumo di droga tra i giovani.

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Diciamoci la verità: il tema della droga tra i giovani è spesso trattato con superficialità. Si preferisce rimandare a narrazioni rassicuranti, mentre la realtà è ben più complessa e preoccupante. Recentemente, un arresto avvenuto a Abbiategrasso ha messo in luce un fenomeno che merita di essere analizzato a fondo. Un giovane di origini nordafricane è stato colto in flagrante mentre cedeva sostanze stupefacenti a diversi acquirenti. Ma cosa c’è dietro questo episodio? E quali implicazioni ha per la nostra società?
Il fatto e le statistiche scomode
Nel pomeriggio di martedì, gli agenti di polizia locale di Abbiategrasso hanno arrestato un 22enne egiziano, M.H., sorpreso mentre nascondeva le dosi di droga in un giardino condominiale. È importante notare che, secondo le statistiche, il consumo di sostanze stupefacenti tra i giovani è in costante aumento. Secondo il rapporto annuale dell’Osservatorio Nazionale sulle Tossicodipendenze, nel 2022 il 30% dei giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni ha dichiarato di aver fatto uso di droghe almeno una volta nella vita. Questo dato non può essere ignorato, soprattutto in un contesto come quello attuale, dove la pressione sociale e le difficoltà economiche spingono molti verso scelte rischiose.
Il giovane arrestato, per non destare sospetti, utilizzava una strategia ben congegnata: nascondeva le dosi e si muoveva tra il suo ‘deposito’ e i clienti. Un modus operandi che dimostra non solo la sua determinazione, ma anche la strategia di molti spacciatori che operano in modo invisibile. La presenza di oltre 600 euro in contante, ritenuti proventi dell’attività di spaccio, non fa che confermare quanto sia radicata questa problematica nelle nostre comunità.
Un’analisi controcorrente
La realtà è meno politically correct di quanto vogliano farci credere. Mentre tutti fanno finta di non vedere, si tende a demonizzare i giovani spacciatori, ma la verità è che questi ragazzi sono spesso vittime di un sistema che non offre alternative. Cresciuti in contesti difficili, privi di opportunità e spesso circondati da un ambiente familiare instabile, molti di loro vedono nello spaccio una via d’uscita, una strada per guadagnare e affermarsi. M.H. non è solo un criminale, ma è anche il prodotto di un contesto sociale che fallisce nel fornire supporto e prospettive di futuro.
Inoltre, il fatto che un altro individuo sia stato trovato a chiedere cocaina lo stesso giorno dell’arresto solleva interrogativi inquietanti. Non è solo il problema dello spaccio, ma anche quello del consumo, che continua a crescere. So che non è popolare dirlo, ma la risposta delle istituzioni è spesso inefficace: interventi di repressione senza un adeguato supporto educativo e sociale non porteranno mai a risultati concreti. È un approccio miope che ignora le radici del problema.
Conclusione: un invito al pensiero critico
In conclusione, l’arresto di M.H. è solo la punta dell’iceberg di una questione ben più profonda. Questo episodio ci costringe a riflettere sulla nostra società e sulle scelte che facciamo come comunità. La risposta alla crisi delle droghe tra i giovani non può essere solo la criminalizzazione, ma deve passare attraverso un’analisi critica delle cause che spingono i ragazzi verso il consumo e lo spaccio. Dobbiamo chiederci: che cosa stiamo facendo per cambiare questa realtà? Non possiamo più permetterci di ignorare il problema. È tempo di affrontarlo con coraggio e determinazione, per costruire un futuro migliore per le generazioni a venire.