Un'analisi delle due strategie di Regione Lombardia e Comune di Milano per contrastare l'emergenza abitativa.

Milano, una delle città più vivaci e affascinanti d’Europa, si trova ad affrontare una crisi abitativa che sembra non avere fine. Con il mercato degli affitti in continua crescita e la domanda di alloggi accessibili che aumenta in modo esponenziale, è fondamentale interrogarsi su quali soluzioni stiano realmente mettendo in campo le istituzioni locali. Ma quanto incidono queste misure sulla vita quotidiana dei cittadini milanesi?
Interventi della Regione Lombardia
La Regione Lombardia ha deciso di affrontare l’emergenza abitativa concentrandosi principalmente sulla lotta contro le occupazioni abusive. Con un investimento di 2,9 milioni di euro, le autorità intendono aumentare la sicurezza nelle aree più critiche della città, come Molise e Corvetto. Questa strategia prevede l’implementazione di vigilanza armata, sistemi di videosorveglianza, allarmi e porte blindate per gli appartamenti temporaneamente sfitti. Ma ci si deve chiedere: è davvero questo il modo giusto di affrontare il problema?
È interessante notare come, pur essendo necessaria per tutelare gli inquilini regolari, questa misura sollevi dubbi sulla sua efficacia a lungo termine. Ho visto troppe startup fallire per mancanza di una visione strategica; così, anche in questo caso, possiamo chiederci se la mera repressione delle occupazioni possa realmente risolvere il problema della scarsità di alloggi. I dati di crescita raccontano una storia diversa: il numero di abitazioni disponibili non sembra aumentare in modo significativo. Senza un piano che contempli la creazione di nuove unità abitative, il rischio è quello di affrontare solo le conseguenze di un problema ben più profondo.
Il recupero degli immobili da parte del Comune di Milano
Parallelamente, il Comune di Milano ha avviato un piano di recupero del patrimonio immobiliare esistente, stanziando 22 milioni di euro per ristrutturare oltre 700 appartamenti attualmente vuoti. Questo ambizioso progetto, che punta a raggiungere quota mille unità entro il 2025, rappresenta un passo concreto verso la fornitura di spazi abitativi a chi si trova in difficoltà economica e sociale. Ma sarà sufficiente?
Tuttavia, chiunque abbia lanciato un prodotto sa che l’efficacia delle iniziative dipende non solo dagli investimenti, ma anche dalla capacità di attrarre e mantenere gli inquilini. Il churn rate, in questo caso, potrebbe rivelarsi un fattore critico: se gli appartamenti ristrutturati non vengono occupati, l’intervento risulterebbe vano. Pertanto, è fondamentale accompagnare la ristrutturazione con politiche di sostegno per favorire l’accesso alle nuove abitazioni, evitando che si trasformino in semplici strutture vuote.
Lezioni apprese e takeaway per il futuro
In un contesto così complesso, è chiaro che le soluzioni devono essere integrate e non isolate. Le politiche abitative devono affrontare simultaneamente l’emergenza delle occupazioni abusive e la necessità di creare nuovi alloggi. È necessario un approccio basato sui dati, che prenda in considerazione le reali esigenze del mercato. La sostenibilità del business di edilizia popolare non può prescindere da un’attenta analisi del PMF (Product-Market Fit) e da strategie mirate a mantenere un basso churn rate.
In conclusione, Milano ha bisogno di una visione a lungo termine per affrontare l’emergenza abitativa. Le iniziative della Regione e del Comune, sebbene siano passi nella giusta direzione, devono essere accompagnate da una strategia complessiva che consideri le esigenze di tutti i cittadini e non solo di una parte di essi. Solo così potremo sperare di costruire una città più inclusiva e sostenibile.