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Scoprire la Dop economy: un asset fondamentale per Lombardia

Un'analisi della Dop economy lombarda e del suo valore economico e culturale.

Quando parliamo di economia, è facile cadere nella trappola dei termini di moda che, sebbene accattivanti, spesso non rispecchiano la realtà. La cosiddetta “Dop economy” è uno di questi concetti: evocativo, certo, ma cosa significa realmente per il nostro sistema economico? Vale davvero la pena investire in questo settore? Facciamo un passo indietro e diamo un’occhiata ai numeri che raccontano la vera storia.

Un’analisi dei veri numeri di business

Nel 2023, il valore complessivo dei prodotti agroalimentari Dop e Igp in Lombardia ha superato i 2,5 miliardi di euro. Un dato significativo che merita attenzione. Questa crescita, rispetto all’anno precedente, non è solo frutto del caso; è il risultato di un impegno costante e di strategie ben pianificate. Infatti, oltre 2 miliardi provengono dal settore alimentare, mentre il comparto vitivinicolo ha toccato quasi 500 milioni. Questi numeri pongono la Lombardia tra le regioni leader in Italia per valore e varietà di prodotti certificati.

Ben 75 sono i prodotti riconosciuti, di cui 34 alimentari e 41 vini. Ogni prodotto non è solo un numero: rappresenta un territorio, una tradizione e un lavoro che coinvolge oltre 8.400 persone tra agricoltori, trasformatori e consorzi. Pensiamo, ad esempio, al Grana Padano, il primo Dop d’Europa, e ai vini come il Franciacorta e il Lugana, che non solo arricchiscono le nostre tavole, ma raccontano storie e culture delle nostre terre.

Case study: successi e fallimenti nella Dop economy

Se da un lato ci sono storie di successo, dall’altro è fondamentale non dimenticare i fallimenti. Ho visto troppe startup fallire per mancanza di focus e comprensione del mercato. La Dop economy non è solo un’etichetta accattivante; è un modello economico che richiede sostegno e promozione. Alcuni produttori, pur vantando certificazioni Dop, non sono riusciti a valorizzare adeguatamente i loro prodotti, perdendo così quote di mercato. Questo è un chiaro avvertimento per chi desidera entrare in questo settore: il riconoscimento non basta. La sostenibilità economica si costruisce con strategie di marketing chiare e un forte legame con il territorio.

Un esempio di successo è il consorzio per la Bresaola della Valtellina, che ha saputo costruire una narrazione intorno al prodotto, attrarre turisti e generare occupazione. D’altro canto, ci sono produttori che, nonostante il marchio Dop, non sono stati capaci di innovare o adattarsi ai cambiamenti del mercato, portando a una stagnazione delle vendite. Queste dinamiche sono essenziali da analizzare per chiunque desideri esplorare il mondo della Dop economy.

Lezioni pratiche per founder e PM

La prima lezione è lampante: il marchio Dop è un inizio, non un traguardo. Chiunque abbia lanciato un prodotto sa bene che comprendere il proprio mercato e comunicare il valore del proprio prodotto è fondamentale. La strategia deve puntare al lungo termine, con un piano di marketing che vada oltre la semplice certificazione. È essenziale costruire relazioni con i consumatori e raccontare la storia del prodotto, del territorio e delle persone che ci lavorano.

Inoltre, investire nella formazione dei produttori e dei consorzi è cruciale. Dare loro le competenze necessarie per affrontare il mercato è un passo fondamentale per garantire il successo a lungo termine della Dop economy. I dati di crescita raccontano una storia diversa: non basta avere un prodotto di qualità, è necessario anche saperlo posizionare correttamente nel mercato.

Takeaway azionabili

In sintesi, la Dop economy rappresenta un asset fondamentale per la Lombardia, ma richiede attenzione e strategia. Il messaggio per fondatori e product manager è chiaro: investire nella conoscenza del mercato e nella formazione è essenziale. Ricordiamo che dietro ogni prodotto Dop c’è una tradizione, una storia e persone che meritano di essere valorizzate. Lavoriamo insieme per sostenere e promuovere queste eccellenze, non solo per il loro valore economico, ma anche per il contributo che apportano alla nostra identità culturale.

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