La Lombardia è un leader nella Dop Economy, ma quali sono i veri numeri che raccontano questa storia?

Argomenti trattati
La cosiddetta “Dop Economy” non è solo un termine da usare nei convegni, ma rappresenta un modello economico e culturale vitale, soprattutto in Lombardia. Qui, la qualità dei prodotti agricoli nasce da un lavoro meticoloso e da una passione autentica. Ma ti sei mai chiesto: quanto è davvero sostenibile questa economia? E quali sfide reali ci attendono lungo il cammino?
Qualità e numeri: la vera storia della Dop Economy
La Lombardia si distingue come una delle regioni italiane più attive nella produzione di alimenti a Denominazione di Origine Protetta (DOP) e Indicazione Geografica Protetta (IGP). Con ben 75 prodotti riconosciuti, rappresenta quasi l’8,8% delle IG registrate in Italia. Ma non fermiamoci alle percentuali: l’Italia vanta un totale di 856 specialità e il valore economico delle produzioni è impressionante, superando i 20 miliardi di euro, di cui quasi 12 miliardi sono destinati all’export.
In Lombardia, il settore agroalimentare vale circa 2,6 miliardi di euro, con i formaggi DOP che giocano un ruolo chiave. Eccellenze come il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano non solo sono simboli di qualità, ma anche veri motori economici per il territorio. È fondamentale capire che il comparto caseario da solo vale 1,8 miliardi di euro, segno di un sistema agroalimentare robusto, ma anche vulnerabile. I dati di crescita raccontano una storia diversa: mentre alcuni prodotti brillano, altri faticano a trovare il loro posto nel mercato globale.
Le sfide della Dop Economy: un modello da difendere
Come ha sottolineato l’assessore regionale all’agricoltura, Alessandro Beduschi, la vera sfida è competere in un mercato globale che diventa sempre più affollato. Le nostre IG devono raccontare non solo un marchio, ma una vera e propria storia di comunità e identità. Ho visto troppe startup e aziende fallire perché non hanno saputo cogliere questa sfida. La chiave del successo sta nella capacità di mantenere un legame autentico con il territorio e garantire la tracciabilità dei prodotti.
Il recente aggiornamento del regolamento sulle IG è un passo nella giusta direzione, ma è solo l’inizio. Proteggere le nostre produzioni deve diventare una priorità per ogni Regione. In un contesto in cui l’omologazione alimentare cresce, le IG rappresentano un baluardo e una risorsa da valorizzare. Tuttavia, il burn rate di queste iniziative è elevato e senza una strategia chiara, il rischio di fallimento è concreto.
Lezioni pratiche per i founder e i professionisti del settore
I dati di crescita raccontano una storia diversa: mentre alcune produzioni prosperano, altre rischiano di scomparire. È essenziale che i founder e i professionisti del settore comprendano che la sostenibilità non è solo una questione di etichetta, ma un vero e proprio modello di business. Lavorare per un product-market fit duraturo è fondamentale. Chiunque abbia lanciato un prodotto sa che il successo non è mai garantito e che è necessario adattarsi rapidamente alle esigenze del mercato.
In questo contesto, la collaborazione tra le Regioni e i produttori è cruciale. Progetti come GI Smart, finanziati dall’Unione Europea, possono svolgere un ruolo importante nel rafforzare il valore delle indicazioni geografiche nello sviluppo sostenibile. La chiave è unire le forze per investire in formazione, promozione e protezione delle nostre produzioni. La capacità di innovare e di trasmettere un messaggio chiaro ai consumatori sarà determinante per il futuro della Dop Economy.
Takeaway azionabili
- Investire in formazione per i produttori e sensibilizzare il pubblico sulla qualità e l’autenticità dei prodotti.
- Creare reti di collaborazione tra Regioni per promuovere le IG a livello europeo e internazionale.
- Monitorare costantemente i dati di crescita e adattare le strategie di business per garantire la sostenibilità.
- Rafforzare il legame tra i produttori e il territorio, enfatizzando la tracciabilità e le storie dietro ogni prodotto.