Il nuovo DPCM sui flussi migratori aumenta le quote di ingresso, ma il sistema rimane inefficace. Ecco perché.

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Il recente DPCM approvato dal Consiglio dei Ministri prevede l’ingresso di 500mila lavoratori stranieri in Italia tra il 2026 e il 2028. Ma ci poniamo una domanda cruciale: questo provvedimento sarà davvero in grado di rispondere alle esigenze del mercato del lavoro o, come spesso accade, rischia di restare solo un documento sulla carta? La verità è che il sistema del ‘click day’, che regola l’accesso a queste quote, presenta falle significative che potrebbero compromettere l’intero processo.
Il sistema del click day: un percorso ad ostacoli
Il meccanismo del click day stabilisce che le domande per lavoratori stranieri vengano accolte in base a un giorno prestabilito e alla velocità di invio online. Questo approccio, sebbene pensato per essere semplice, si trasforma in una vera e propria corsa ad ostacoli. I dati parlano chiaro: nel 2024, le richieste per accedere alle quote disponibili sono state quasi cinque volte superiori rispetto ai posti offerti, ma solo il 7,8% dei lavoratori entrati ha effettivamente ottenuto un permesso di soggiorno e un impiego stabile. Non si tratta solo di numeri, ma di vite umane, di famiglie e di comunità che si vedono negate le opportunità legali di lavoro.
Una delle categorie più colpite da questa situazione è quella dei collaboratori domestici e delle badanti. Spesso, queste persone già risiedono in Italia con visti turistici, che non permettono la conversione in contratti di lavoro. Le famiglie, che si trovano nella necessità di assumere persone fidate, si ritrovano quindi senza strumenti legali per farlo, mentre i lavoratori rimangono in una condizione di precarietà, esposti a sfruttamento. Chi non conosce qualcuno che ha vissuto questa situazione? È un tema che tocca da vicino molte famiglie italiane.
Le richieste del mondo del lavoro
In risposta a questa situazione, dal mondo sindacale e dalle imprese è giunto un appello forte e chiaro: è fondamentale superare il sistema del click day. Inoltre, si chiede di reintrodurre il visto per ricerca di lavoro e di creare percorsi stabili per la regolarizzazione. Confimprenditori ha sottolineato che, a fronte di oltre 150mila ingressi previsti per il 2025, ci sarebbe bisogno di almeno 500mila lavoratori subito per coprire il fabbisogno reale in settori chiave come turismo, edilizia, agricoltura e assistenza. La carenza di manodopera si sta rivelando uno dei principali ostacoli alla crescita economica del paese, il che ci porta a riflettere sulla necessità di regole più efficaci e trasparenti.
Se non si affronta questa problematica con decisione, il rischio è di continuare a vedere un mercato del lavoro in difficoltà, una crescita stagnante e un aumento dell’illegalità. È chiaro che il sistema attuale non basta e che è fondamentale rivedere le politiche migratorie in modo da rispondere a una realtà già in movimento, piuttosto che a un’ideologia obsoleta. Chiunque abbia lanciato un prodotto sa che l’adattamento è essenziale.
Lezioni per il futuro
La situazione attuale dei flussi migratori ci offre spunti di riflessione cruciali. Prima di tutto, chiunque abbia lanciato un prodotto o un’iniziativa sa che la vera sfida è garantire il product-market fit: in questo caso, il prodotto è rappresentato dalle politiche migratorie e il mercato è il nostro fabbisogno di manodopera. Se le politiche non si adattano alle necessità del mercato, il risultato sarà sempre fallimentare.
Inoltre, è essenziale monitorare costantemente i dati di crescita e di ingresso nel mercato del lavoro. L’analisi dei dati deve guidare le decisioni politiche, per evitare di rimanere intrappolati in schemi inefficaci. La necessità di un approccio basato sui dati è più che mai evidente: i numeri non mentono e raccontano una storia diversa rispetto a quella che viene comunemente narrata. Nella Silicon Valley direbbero che senza dati, non si va da nessuna parte.
Infine, è fondamentale che tutti gli attori coinvolti — istituzioni, sindacati, datori di lavoro e lavoratori stessi — collaborino per trovare soluzioni condivise e praticabili, evitando di cadere nella trappola della burocrazia e delle pratiche inefficaci. Ho visto troppe startup fallire per non sapere che la vera forza sta nella collaborazione.