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La notte tra il 24 e il 25 novembre, Milano è stata teatro di un tragico incidente che ha portato alla morte di Ramy Elgaml, un giovane di 19 anni. Durante un inseguimento con i carabinieri, il ragazzo ha perso la vita in circostanze ancora da chiarire. Le indagini, inizialmente affidate alla polizia locale, sono ora sotto la supervisione dei carabinieri, che stanno cercando di ricostruire la dinamica dell’incidente. Due persone sono state iscritte nel registro degli indagati: Fares B., il 22enne alla guida dello scooter Tmax, e un vicebrigadiere dell’Arma.
Entrambi hanno il diritto di nominare un avvocato e partecipare agli atti dell’inchiesta.
Un elemento cruciale dell’inchiesta è l’autopsia disposta sul corpo di Ramy, prevista per il 29 novembre. Gli inquirenti stanno cercando di capire se ci sia stato un contatto tra lo scooter su cui viaggiava la vittima e il veicolo dei carabinieri. Le immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza sono state acquisite, ma finora non hanno fornito informazioni decisive.
La ricostruzione degli eventi è complicata dalla mancanza di testimoni e dalla confusione che ha seguito l’incidente. La comunità locale è in attesa di risposte, mentre le tensioni sociali iniziano a emergere.
La morte di Ramy Elgaml ha scatenato una serie di reazioni politiche, con il vicepremier Matteo Salvini che ha commentato gli scontri avvenuti dopo l’incidente, definendo “criminali” coloro che hanno partecipato ai disordini. Le sue parole hanno acceso un dibattito acceso sulla sicurezza e sull’ordine pubblico a Milano.
Il capogruppo della Lega a Palazzo Marino, Alessandro Verri, ha chiesto un consiglio comunale straordinario, accusando il sindaco di non aver affrontato adeguatamente la situazione nel quartiere Corvetto. La tensione tra le forze politiche è palpabile, e la questione della sicurezza nelle periferie milanesi è tornata al centro del dibattito pubblico.