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Luciano Garibaldi, scomparso all’età di 88 anni, è stato un pilastro del giornalismo italiano. Nato a Roma nel 1936, ha iniziato la sua carriera nel 1957, collaborando con importanti testate come ‘Tempo’ e ‘Corriere mercantile’. La sua passione per la verità e la giustizia lo ha portato a diventare il primo giornalista italiano a entrare in Cecoslovacchia dopo l’invasione sovietica, un atto di coraggio che ha segnato la sua carriera.
Garibaldi non si è limitato a riportare notizie; ha dedicato gran parte della sua vita a indagare eventi storici cruciali, in particolare l’assassinio di Benito Mussolini e Claretta Petacci. La sua tesi, controversa e affascinante, sostiene che non furono i partigiani a compiere l’omicidio, ma un commando britannico sotto l’ordine di Winston Churchill. Questa teoria ha suscitato dibattiti e ha portato a una rivalutazione della storia italiana del Novecento.
Oltre al suo lavoro di giornalista, Garibaldi è stato un prolifico scrittore, autore di numerosi libri tradotti in diverse lingue, tra cui il cinese. La sua capacità di raccontare storie complesse in modo accessibile ha reso le sue opere popolari tra lettori di ogni età. La sua morte lascia un vuoto nel panorama culturale italiano, ma il suo lavoro continuerà a ispirare future generazioni di giornalisti e storici.