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Raffaele Ventura, ex membro delle Formazioni comuniste combattenti, ha finalmente ottenuto la libertà dopo un’attesa di 28 anni. La Corte d’Assise d’appello ha dichiarato estinta la sua pena per decorso del tempo, nonostante Ventura non abbia mai scontato effettivamente la condanna. Questo evento segna una tappa significativa nella storia della giustizia italiana e nella vita di un uomo che ha vissuto in esilio per decenni.
Ventura era stato condannato per concorso morale nell’omicidio del vicebrigadiere Antonio Custra a Milano. La sua condanna risale a un periodo turbolento della storia italiana, caratterizzato da violenze e atti terroristici. Dopo la condanna, Ventura e altri nove ex terroristi si erano rifugiati in Francia, dove il governo francese aveva negato l’estradizione, lasciando Ventura in una sorta di limbo legale. La sua situazione ha sollevato interrogativi sulla giustizia e sul trattamento degli ex terroristi che hanno scontato le loro pene in modo diverso.
La decisione della Corte d’Assise d’appello di dichiarare estinta la pena di Ventura è stata presa dopo una richiesta formale del suo avvocato, supportata dal parere favorevole della procura generale. Secondo quanto stabilito dall’articolo 172 del codice penale, la pena si estingue col decorso di un tempo pari al doppio della pena inflitta, in questo caso 14 anni. Dato che la sentenza è passata in giudicato nel 1996, sono trascorsi 28 anni, il che ha portato all’estinzione della pena residua.
Questa decisione non solo segna la libertà di Ventura, ma solleva anche questioni importanti riguardo alla giustizia e alla riabilitazione degli ex terroristi.