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Jonathan Bazzi, autore di “Febbre” e finalista al Premio Strega 2020, racconta la sua esperienza a Rozzano, un luogo che lo ha visto crescere.
Anche se ora risiede altrove, ogni suo ritorno rivela sempre la stessa sensazione: un’umanità “altra”, distante dalla vita metropolitana. Osserva come molte persone condividano fragilità e storie simili, riunite in un microcosmo isolato. In tale contesto, risulta complesso instaurare dinamiche positive, alimentando sogni e speranze, elementi che possono anche dare origine alla violenza. Riguardo all’incidente di venerdì notte, in cui Manuel Mastrapasqua è stato ucciso per un paio di cuffie da 14 euro, non si sorprende.
Questo atto di violenza è stato confessato da Daniele Rezza, un giovane di 19 anni, supportato dal padre che ha tentato di nascondere le prove e ha accompagnato il figlio alla stazione.
Non mi sorprende il comportamento di un genitore: ci troviamo in un ambiente in cui prevale l’individualismo. Le persone, sentendosi trascurate dalle istituzioni e perdendo fiducia nel loro valore, tendono a “fare da sole”.
C’è una profonda sfiducia nei confronti delle istituzioni, un fenomeno che si sta perpetuando nel tempo. Il fenomeno dell’abbandono scolastico è significativamente elevato nel Nord Italia, un fatto che merita attenzione. Questo porta a una sorta di accettazione passiva, come se non ci fosse possibilità di cambiamento, perché Rozzano è vista come tale. A differenza di Milano, dove le opportunità abbondano e le persone possono scegliere liberamente dove mangiare o passare le vacanze.
“Non condivido il punto di vista del sindaco, poiché sembra ignorare la realtà del problema, quasi fosse una visione distorta. È vero che non si può ridurre il paese a un contesto esclusivamente illegale, ma è comunque difficile negare l’esistenza di situazioni critiche, con palazzi, cortili e strade in cui esistono peculiarità fragili.
È comune imbattersi in individui che portano un coltello con sé”.
“Io non credo di avere particolari meriti. Sono nato in questo modo, e fin da piccolo ho guardato oltre il mio paese. Mi sento parte di Rozzano, ma ho sempre avuto grandi aspirazioni. Penso di aver trasformato la carenza di una famiglia solida in un vantaggio: ho rapidamente imparato a guardare oltre il contesto in cui vivevo.
Mi sono abituato a non farmi limitare dall’ambiente circostante”.
“Uscire da una situazione di stallo non è semplice. Consideriamo ad esempio la vicenda di questo luogo, dove edifici imponenti si trovano isolati dalla città nonostante siano nelle immediate vicinanze. È necessario rompere un ciclo: innanzitutto, trasformando gli edifici e favorendo un’integrazione sociale. Dobbiamo puntare verso una sinergia positiva. Inoltre, c’è il tema della cultura: sono davvero pochi coloro che leggono o acquistano libri.
È significativo che per trovare una libreria ci si debba spostare verso il centro commerciale.”