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Milano, 14 ottobre 2024 – Le telecamere di sorveglianza non hanno registrato solo Daniele Rezza nei pressi del luogo dell’omicidio di Manuel Mastrapasqua, colpito al petto con un’unica coltellata per rubargli le cuffie.
Sono stati catturati anche due uomini in scooter, i quali probabilmente hanno assistito all’intero episodio, ma non si sono ancora identificati o presentati alle autorità. Si sospetta che possano essere due vedette dei venditori di droga della zona, che solitamente percorrono lo stesso tragitto in motorino, ogni giorno, per monitorare eventuali situazioni sospette.
Secondo quanto emerso dalle indagini riguardanti l’omicidio a Rozzano, quella notte i due avrebbero cambiato inaspettatamente direzione, forse richiamati da un rumore oppure da un grido.
Si sono fermati nei pressi di un distributore e sono scesi per verificare quanto stesse accadendo. Alle 2.58 hanno notato la pattuglia dei carabinieri e, risaliti in sella, si sono rapidamente allontanati: ora i militari li stanno cercando per ascoltare il loro racconto e comprendere cosa abbiano visto. Soprattutto, poiché non esistono registrazioni che documentino il momento in cui Rezza ha inferto il colpo mortale a Mastrapasqua. Tuttavia, potrebbe esserci un altro indizio riguardante quei terribili attimi.
In quei momenti, il trentunenne addetto al magazzino del Carrefour in via Farini stava facendo ritorno a casa. Dopo aver attraversato una parte di Milano con i mezzi pubblici al termine del suo turno, stava inviando un messaggio vocale alla compagna, con la quale era in contatto sin dall’uscita dal supermercato a mezzanotte e mezza. Poco dopo, alle 0.46, le aveva anche mandato una foto mentre si trovava già su un tram.
Sebbene l’audio non sia stato spedito, ciò fa supporre che il suo cellulare potrebbe aver catturato sia la domanda “Dammi qualcosa?” pronunciata dall’aggressore, sia i frenetici eventi che hanno portato all’azione mortale.
Durante l’interrogatorio con la pm Maria Letizia Mocciaro, che dirige le indagini degli investigatori dell’Arma sotto la guida del colonnello Antonio Coppola, il diciannovenne, già noto alle forze dell’ordine per tentato furto di un motorino nel periodo minorile e per una rapina avvenuta sui Navigli da maggiorenne, ha dichiarato di non essersi accorto di “aver ucciso” Mastrapasqua, rimasto in piedi.
“Non ho visto sangue,” avrebbe detto. Tale affermazione risulta poco attendibile, considerando che il referto dell’Humanitas indica la causa di morte come shock emorragico. Questa mattina, alle 10.30, si presenterà con l’avvocato Maurizio Ferrari davanti al gip Domenico Santoro per l’interrogatorio di convalida del fermo per omicidio aggravato, motivato da futili motivi, dalle circostanze temporali che hanno reso difficile la difesa della vittima (l’aggressione è avvenuta di notte) e dal furto delle cuffie wireless Music Sound dal valore di 14,90 euro.
Un giovane stava viaggiando su un autobus destinato al Piemonte. Il suo avvocato lo aveva già incontrato nel venerdì precedente, preparandosi per il processo legato a un furto commesso prima del compimento della maggiore età. “Indossava il cappellino abbassato sugli occhi, quasi a voler evitare il mio sguardo”, racconta Ferrari, che in quel momento ignorava il ruolo di Rezza nell’episodio criminoso. Il padre, al contrario, ne era già informato, secondo quanto si apprende da fonti disponibili.
Il sabato mattina l’ha portato a Pieve Emanuele, dove Rezza ha preso un autobus sostitutivo di un treno diretto al Piemonte: da Alessandria, avrebbe dovuto proseguire verso Torino e poi prendere il primo Flixbus per la Francia, ma è stato fermato da un controllo casuale della Polfer. “Ho fatto una follia, ho ucciso un uomo”, è stata l’ammissione che ha cambiato radicalmente le sorti dell’indagine.