Rozzano, 14 ottobre 2024 – Dopo l’omicidio, il padre ha portato Daniele Rezza in auto alla stazione di Pieve Emanuele.
Da lì, il giovane ha tentato senza successo una fuga improvvisata, con pochi soldi in tasca e senza alcun piano per allontanarsi all’estero. La sua fuga si è conclusa bruscamente quando si è trovato davanti a un controllo della Polfer ad Alessandria e ha ceduto.
Per quanto riguarda i genitori, la Procura di Milano sta esaminando il loro ruolo nella vicenda riguardante il delitto di Manuel Mastrapasqua, avvenuto dopo il tentativo di rapina per delle cuffiette wireless.
Attualmente, non sono sotto indagine, nonostante le difficoltà che hanno posto all’indagine dei carabinieri, l’assenza di una denuncia e un possibile aiuto, che in teoria avrebbe potuto agevolare la fuga del figlio e celare delle prove.
Non si configura il reato di favoreggiamento nei loro confronti in quanto sono parenti del giovane. Secondo l’articolo 384 del Codice penale, infatti, “non è punibile chi ha commesso il fatto per necessità di proteggere sé stesso o un congiunto da un danno grave e inevitabile alla propria libertà o onore”.
Questa non punibilità si applica a reati come favoreggiamento personale, omessa denuncia, mancato referto, rifiuto di atti ufficiali, autocalunnia, falsa testimonianza, falsa perizia o frode processuale.
Un confine stretto, afferma una fonte legale, dal quale è difficile uscire, salvo rare eccezioni, come nel caso dei reati di associazione mafiosa.
Una tematica che è stata oggetto di varie sentenze della Cassazione riguarda questioni legali come la responsabilità di chi ha nascosto familiari ricercati, facilitando la loro fuga.
Riguardo al caso di Rozzano, dopo un’attenta analisi, si è deciso di non procedere con indagini nei confronti dei genitori di Daniele Rezza.
Durante il primo interrogatorio, il 19enne, davanti ai carabinieri e al pubblico ministero Maria Letizia Mocciaro, ha raccontato di essere tornato a casa dopo aver ucciso Manuel. Ha confidato a suo padre l’accaduto solo il giorno successivo.
Secondo quanto dichiarato, il suo obiettivo era raggiungere Torino per poi prendere un autobus della Flixbus diretto in Francia.
Questo argomento è stato nuovamente esaminato ieri durante l’interrogatorio di garanzia con il gip Domenico Santoro. L’avvocato di Rezza, Maurizio Ferrari, ha riassunto le dichiarazioni del giovane, sottolineando che il ragazzo ha detto ai genitori solo in parte la verità, ma loro non gli hanno creduto, anche perché in passato aveva narrato eventi che in seguito ha riconosciuto come falsi.
Ha anche confermato che, quando la notizia dell’omicidio non era ancora nota al pubblico, è stato il padre a gettare via le cuffie, e che Rezza non si è reso conto di aver ucciso Manuel, aggiungendo di non aver visto sangue né il momento della caduta.
Il difensore ha negato che il suo assistito avesse intenzione di scappare, evidenziando la scarsità di denaro e l’assenza di vestiti di ricambio. “Problemi a casa sono iniziati poco più di due anni fa”, ha dichiarato l’avvocato, che alla fine dell’interrogatorio ha deciso di rinunciare alla difesa. I genitori si sono accorti che era necessario intraprendere un percorso che non è mai stato avviato, sebbene lui assuma regolarmente medicinali dall’estate del 2022 a causa di una difficoltà.
“Io ho distrutto due famiglie”, ha affermato il ragazzo di 19 anni. I familiari di Rezza hanno dovuto affrontare minacce e offese sui social media a causa del loro comportamento.
A causa della “eccessiva esposizione mediatica”, nei loro confronti è stata adottata una sorveglianza attiva, con collegamento radio, una modalità di protezione meno intensa rispetto alla scorta. Questo intervento prevede che le forze dell’ordine effettuino controlli regolari, transitando in auto davanti alle abitazioni o ai luoghi di lavoro di chi necessita di protezione.