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Rozzano (Milano), 14 ottobre 2024 – “Era in piedi, non ho notato sangue, non credevo di averlo ucciso”.
Questo pensiero appartiene a Manuel Mastrapasqua, che stava per perdere la vita a causa di un fendente al petto, inferto mentre si trovava per strada la notte tra giovedì e venerdì scorsi. Daniele Rezza, il suo assalitore, lavora come cassiere part-time in un supermarket milanese ed è al primo impiego. Oggi dovrà presentarsi davanti al giudice per rispondere dell’accusa di omicidio e rapina, legata alle cuffie con cui Manuel era in contatto con la sua fidanzata ligure, in vista di un breve soggiorno insieme.
Rezza è un figlio unico con un passato turbolento, caratterizzato da episodi di violenza sui Navigli, piccoli furti e una carriera scolastica interrotta: ha abbandonato la scuola dopo il secondo anno di superiori. La sua confessione era già stata resa agli agenti della Polfer di Alessandria, che lo avevano trovato smarrito sui binari.
Il suo piano prevedeva di dirigersi verso la Francia, ma allo stesso tempo si sentiva incerto sull’opzione di costituirsi.
Così, si era trattenuto sulla banchina. Gli agenti gli avevano chiesto: “Tutto a posto?”, e lui aveva risposto: “Devo rivelare un omicidio a Rozzano”. In seguito è stato preso in custodia dai carabinieri di Milano, che lo avevano già individuato nelle registrazioni delle telecamere di sicurezza, con un coltello in mano. È stato interrogato dalla pm Maria Letizia Mocciaro, con la presenza dell’avvocato Maurizio Ferrari. Ha fatto una confessione dettagliata. Era uscito di casa per una passeggiata quella notte, poiché si sentiva “nervoso”, e ha spiegato di aver portato con sé un coltello a serramanico per proteggersi da possibili incontri sgradevoli in un’area nota per la sua problematicità in termini di sicurezza.
Durante il suo esplorare la città, Rezza ha incrociato Mastrapasqua presso la fermata del tram 15. “Dammi dei soldi”, ha implorato l’uomo che stava lasciando il lavoro in un supermercato. Ricevendo un rifiuto, Rezza gli ha strappato via le cuffie. “Non ho notato alcun sangue, e lui era ancora in piedi, non pensavo di averlo ucciso”. L’ultimo istante in cui Mastrapasqua è stato visto vivo risale alle 2.54.
La mattina seguente, Rezza ha confidenziato al padre di aver colpito un uomo, ma all’inizio non è stato creduto (il suo legale ha sottolineato che il giovane ha avuto problemi di salute sin dall’età di 14 anni). Tuttavia, quando le notizie sull’omicidio hanno cominciato a circolare, il padre ha portato il figlio ad Alessandria, mettendo fine a quella confusa fuga. Questa decisione ha suscitato l’indignazione della madre di Manuel: “Avrebbe dovuto portarlo in caserma, non lasciarlo scappare”.
È stato il padre a disfarsi delle cuffie che il 19enne aveva rubato a Manuel. “Dopo vari solleciti – si legge nel verbale – il genitore ha mostrato ai militari il punto in cui aveva abbandonato le cuffie con cui il figlio era tornato a casa la notte: si tratta chiaramente di quelle appartenenti alla vittima”. Con una nota di disappunto, il pubblico ministero osserva: “Le cuffie trovate, di marca Music sound, si rivelano avere un valore di soli 14 euro”.