Rozzano – “Lavorava fino a tardi.
Era un ragazzo che viveva per il lavoro e la famiglia e stava pensando di affittare un appartamento per andare a vivere con la sua fidanzata – racconta Elena, un’amica del quartiere –. La sua ragazza risiede in Liguria e si incontravano durante i fine settimana. Questa era la sua vita. Era una persona seria che dedicava ore lunghe al lavoro per inseguire i suoi sogni”. Queste sono le parole di chi conosceva Manuel Mastrapasqua, tragicamente scomparso a 31 anni, a pochi passi da casa, mentre tornava a casa alle tre di notte dopo il turno in un supermercato nella periferia nord di Milano, attraversando la città con pochi mezzi pubblici in circolazione a quell’ora.
Frasi che risuonano come un’eco, descrivendo un giovane che viveva con la madre e un fratello in un appartamento popolare, in un quartiere dove le speranze possono sembrare umili. Aveva aspirazioni, come quella di formarne una famiglia e di avere una casa tutta sua. Sogni di chi vive a Rozzano, un luogo amato, ma oppresso da un’altra parte della città che sembra conoscere solo l’odio per la vita.
“Manuel era una persona calma e rispettosa, non si intrometteva mai nelle faccende altrui, sempre gentile. Lavorava come cassiere in un supermercato, non come guardia giurata o magazziniere, come dicono alcuni. L’ho conosciuto qualche tempo fa grazie a un amico comune. La nostra amicizia era piacevole. A volte veniva a mangiare a casa nostra, a casa mia e di mio fratello, o a bere un caffè. La sua esistenza ruotava attorno alla casa e al lavoro, amava le piccole cose e la quotidianità – racconta Marco, un altro amico di via Lillà –.
Non possedeva un’auto, ma questo non gli impediva di essere felice, perché era una brava persona e oggi ce ne sono sempre meno come lui”.
Ieri, il luogo in cui Manuel Mastrapasqua è stato accoltellato ha visto un incessante via vai di amici, conoscenti e residenti. Manuel è stato scoperto in gravi condizioni da una pattuglia di carabinieri in viale Romagna, non lontano dalla sua abitazione, e purtroppo è deceduto poco dopo il suo arrivo all’Humanitas.
Vicino a un palo, di fronte alla fermata del tram 15, sono stati lasciati fiori e messaggi commemorativi. La madre di una sua amica, mentre depone dei fiori, condivide: “Era un giovane davvero rispettabile, un buon amico per mia figlia. Sapevo che nel suo tempo libero si dedicava al volontariato, aiutando gli anziani nei centri e nelle Rsa”. In via Lillà, dove viveva Manuel, la gente continua a radunarsi, ma la sua famiglia è immersa nel dolore.
Un uomo, affacciato alla finestra di un edificio, si sfoga davanti alle telecamere presenti nel quartiere Aler, esclamando: “Se si uccidono tra di loro è un peccato, ma se lo sono meritato”. Un urlo rivolto ai criminali. “Hanno assassinato un ragazzo per bene qui. È ora di reagire. È tempo di manifestare”. Prima che fosse apertamente identificato il presunto colpevole, la fidanzata di Manuel ha pubblicato un messaggio sui social: “Ti assicuro che avrai giustizia”.
Lei vive in Liguria e durante la notte si scrivevano mentre lui tornava a casa; l’ultimo messaggio, però, non è mai stato inviato. Così, ha iniziato a cercarlo, ma lui non poteva più rispondere. “Faccio fatica a credere che non ci sei più. Sembra tutto così spaventoso che a volte non mi sembra nemmeno reale… avevamo così tanti progetti da realizzare insieme”.
“Forte mi sostieni dall’alto, poiché avrò bisogno di una grande energia per affrontare ogni sfida che mi attende.”