Magenta (Milano) – I professionisti della salute dell’ospedale di Magenta non possono essere considerati responsabili per la morte di una giovane di 26 anni, originaria dell’Ucraina, avvenuta a seguito di una trombosi dopo il parto.
Infatti, entrambi i medici accusati di omicidio colposo sono stati assolti con la formula “perché il fatto non sussiste”.
La donna era giunta al pronto soccorso nel giugno 2018 a causa di un “gonfiore al polpaccio sinistro”, ma venne poi dimessa e morì in un altro ospedale nei giorni seguenti a causa della trombosi. Questa vicenda legale ha visto due richieste di archiviazione da parte della Procura di Milano, basate sull’autopsia e sulle perizie, che sono state respinte dal gip, che ha imposto l’imputazione.
La causa si è infine conclusa in tribunale.
“Siamo contenti della decisione – ha affermato l’avvocato Sandro Cannalire, che difende uno dei medici – nonostante il dolore per una situazione drammatica della quale, però, il personale sanitario non può essere ritenuto colpevole, come abbiamo sempre affermato. Ogni dettaglio è stato analizzato in modo approfondito attraverso consulenze e testimonianze, portando a un’assoluzione complessiva”. I due medici (l’altro avvocato è Ilaria Scaccabarozzi) continuano a lavorare all’ospedale di Magenta.
Rimane il dramma di un bambino che dovrà crescere senza la madre, morta pochi giorni dopo il parto. I medici hanno sempre negato di aver sottovalutato le condizioni della paziente e affermano di aver seguito le procedure corrette, effettuando tutti i controlli richiesti.
Nel mese di giugno 2018, una paziente si è recata al pronto soccorso dell’ospedale di Magenta a causa di un gonfiore al polpaccio, un sintomo che potrebbe indicare una trombosi, ma anche altre condizioni patologiche.
Le indagini iniziali hanno sollevato il sospetto di una “trombosi venosa”, con una proposta di ricovero, ma i successivi accertamenti hanno escluso tale diagnosi. “Tre giorni dopo la mia analisi, la signora ha effettuato un ecocolordoppler per confermare l’assenza di trombosi venosa e il chirurgo vascolare ha avvalorato la mia opinione”, ha testimoniato uno dei medici in aula. Ha continuato a sottolineare che durante il puerperio questa condizione rappresenta un rischio, tuttavia la paziente aveva sempre mantenuto un buon stato di salute.
Il comportamento dei medici, verificatesi nel giugno 2018, seguì le linee guida stabilite, come dichiarato dall’allora capo del pronto soccorso dell’ospedale di Magenta chiamato a testimoniare. Infine, secondo il consulente di uno dei due sanitari sotto processo, “non si è verificata nessuna imperizia”. Questa posizione è stata confermata dal Tribunale, guidato dal giudice Maria Luisa Balzarotti, che ha assolto entrambi i medici nella sentenza di primo grado.