L’Europa affronta sfide enormi.
È necessaria una politica comunitaria che sia coesa, evitando approcci dirigistici e compromessi dettati da interessi regionali, con una mentalità che penalizza i meno fortunati, simboleggiati dalla spada di Brenno. Solo la follia di scelte autoritarie ha ridotto il potere di individui che si sentono come Davide contro Golia. Draghi, nel suo ultimo documento, esorta l’Europa ad aumentare la propria competitività, avvertendo che altrimenti ci si approssima a un inevitabile declino.
Tra i temi discussi, l’ex Presidente della Bce ha evidenziato la questione del sistema bancario. “L’Unione Europea non dispone di un sistema di regolamentazione unico”, ha affermato, aggiungendo che le banche europee presentano una redditività inferiore rispetto a quelle statunitensi, e mancano istituti di dimensioni globali. La conversazione sulla banca è spesso superficiale, dato che la cultura del settore finanziario è poco sviluppata, come sottolinea frequentemente Patuelli, presidente di Abi.
Ma che cos’è realmente una banca? Storicamente, è stata l’unica fonte di prestiti, utilizzando i fondi dei risparmiatori. L’Europa, e in particolare l’Italia, non possiede industrie manifatturiere multinazionali dominate nel panorama globale, mentre è sostenuta da un gran numero di piccole e medie imprese. Le attività delle banche si sono evolute significativamente; attualmente non sono solo i prestiti a definire la loro economia, ma anche una vasta gamma di servizi essenziali per il risparmio, il credito e la crescita di aziende valide, anche se di nicchia.
Per pianificare il futuro del continente, è fondamentale che la storia e le esperienze passate guidino la cooperazione tra vari gruppi, per strategie a livello globale.
Le banche locali sono fondamentali e non devono essere eliminate, poiché conoscono il territorio e lo nutrono. Devono essere guidate in modo concreto, non limitandosi a utilizzare esclusivamente algoritmi statistici virtuali.