Una storia che evidenzia come una diagnosi di disabilità possa trasformare radicalmente la vita di una famiglia.
È essenziale che ogni famiglia trovi la forza necessaria per impegnarsi nella creazione di un percorso personalizzato e il più proficuo possibile per il proprio familiare con disabilità. Le famiglie si trovano spesso ad affrontare numerose difficoltà quando decidono di seguire questa strada. È urgente costruire non solo reti familiari, ma anche intere comunità capaci di accogliere le esigenze dei caregiver e delle persone con disabilità, sostenendole e lottando affinché le loro necessità siano soddisfatte.
In altre parole, è fondamentale espandere gli ambienti non disabilitanti. Inoltre, è necessaria una significativa revisione del sistema di welfare, delle logiche e delle modalità operative dei servizi sociali e sociosanitari.
Infine, c’è un ritardo specifico dell’Italia: l’approvazione di una legge che garantisca ai caregiver familiari un supporto economico e delle tutele previdenziali per il lavoro che svolgono quotidianamente, in alcuni casi sostituendo lo Stato e i servizi pubblici.
Questo tipo di legislazione esiste già in diversi Paesi europei, sebbene con alcune varianti, ma non in Italia. È importante anche che tale legge riconosca le competenze e il ruolo sociale dei caregiver, contribuendo a generare un cambiamento culturale nell’opinione pubblica riguardo a chi supporta i familiari con disabilità.
Questi argomenti sono stati al centro del convegno “Caregiver familiari, una storia infinita“ che si è svolto ieri al Pirellone, organizzato da Confad.
Alessandro Chiarini, leader di Confad, ha fornito un aggiornamento riguardo al dialogo tra il Governo e le associazioni sui contenuti di una legge dedicata ai caregiver. Ha messo in evidenza l’importanza di considerare i caregiver familiari che vivono quotidianamente con persone disabili, augurandosi che il provvedimento venga approvato entro un anno. Fortunato Nicoletti, vice di “Nessuno è Escluso”, ha sottolineato che il lavoro dei caregiver non può essere classificato come “volontariato”.
Caterina Landolfi e Cristina Rebagliati, nel condividere la loro esperienza, hanno espresso che la società talvolta fa sentire le famiglie disabili come i loro figli e hanno richiesto un riconoscimento delle loro competenze e del loro ruolo. Don Mauro Santoro, presidente della Consulta diocesana per la disabilità, ha parlato dell’importanza di costruire “comunità consapevoli e inclusive” per evitare l’”indifferenza” che porta a distogliere lo sguardo. Cristiano Costanzo, presidente dell’Associazione Gabry Little Hero, ha incoraggiato le famiglie a chiedere supporto, sottolineando la necessità di affrontare le sfide con determinazione.
Teresa Bellini ha presentato un progetto innovativo della Fondazione CondiVivere, focalizzato sulla personalizzazione dei percorsi. Ilaria Doldi, assistente sociale del Comune, ha evidenziato la necessità di una collaborazione tra servizi sociali e caregiver. Infine, Lamberto Bertolè, assessore comunale alle Politiche Sociali, ha chiesto al Governo di rivedere la distribuzione delle competenze in ambito sociale, attualmente troppo gravata sui Comuni, e di fornire maggiori risorse agli enti locali.