Shiva, noto trapper di nome Andrea Arrigoni, è stato condannato a sei anni e mezzo per aver aperto il fuoco contro due uomini in fuga, in un incidente avvenuto il 10 luglio.
La sentenza sottolinea come il pericolo fosse svanito, ma lui avrebbe comunque impugnato un’arma, rimasta poi inesistente, per sparare ad altezza uomo. Questo evento è avvenuto nel cortile della sua etichetta discografica in via Cusago, durante un’aggressione da parte di rivali legati a una faida tra artisti.
La serata si è conclusa con colpi di pistola, danneggiando due dei suoi aggressori. Secondo i giudici della sezione penale del Tribunale di Milano, Shiva è profondamente inserito in un ambiente contraddistinto da scontri.
Durante la perquisizione al momento dell’arresto, avvenuto lo scorso ottobre, sono stati trovati due machete nella sua auto, un chiaro segno dell’atteggiamento violento e aggressivo dell’imputato, attualmente condannato in primo grado.
La corte ha rigettato l’argomentazione della difesa, secondo cui Shiva “si sarebbe semplicemente difeso”, affermando che al momento degli spari “il pericolo” era “sfumato” e che il cantante avrebbe utilizzato l’arma “con l’intenzione di colpire, visto che ha mirato a uomini in fuga e a livello del corpo”.
I giudici hanno sottolineato “la totale omertà che ha caratterizzato il comportamento delle persone coinvolte nella vicenda”, segno di una “mentalità violenta e vendicativa”.
Il trapper, assistito dagli avvocati Daniele Barelli e Marco Campora, è accusato di tentato omicidio in due occasioni, possesso illegale di arma da fuoco e ricettazione della pistola. Durante le indagini, l’arma in questione non è mai stata rinvenuta.