Milano, 9 ottobre 2024 – Le ricerche effettuate negli uffici del Palazzo di Giustizia di Milano, dove sono custoditi i reperti, hanno finora dato esito “negativo”.
Non sono stati rintracciati gli otto proiettili di calibro 7.65 sparati da una Beretta 34, mentre il berretto di lana blu trovato nel 1978 sul luogo dell’omicidio è ormai irreperibile e probabilmente distrutto.
Questo esito, a meno di sviluppi imprevisti, sembra compromettere la possibilità di riaprire formalmente le indagini sull’omicidio di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, noti come Fausto e Iaio, assassinati a soli diciotto anni il 18 marzo 1978 nei pressi del centro sociale Leoncavallo.
La loro morte, avvenuta in un’Italia scossa dal rapimento di Aldo Moro, presidente della DC, e dalla strage della sua scorta, ha lasciato il caso senza colpevoli.
La mancanza di reperti ostacola inoltre l’esecuzione di indagini tecniche, quali analisi balistiche e genetiche, che potrebbero fornire nuove informazioni su piste già esplorate in anni di indagini.
Il contesto
Per richiedere al giudice per le indagini preliminari di riavviare le indagini, è necessario disporre di nuovi elementi che possano, anche solo teoricamente, portare a sviluppi. La possibilità di una nuova esplorazione si vedrebbe però ostacolata dall’assenza di prove materiali, fondamentali per effettuare analisi e confronti, specialmente alla luce dei progressi delle tecniche investigative.
Il familiare
Anche Bruno Tinelli, il fratello di Fausto, aveva sottolineato l’opzione di identificare i responsabili tramite “innovative indagini scientifiche”, ma al momento ciò non risulta praticabile.
Non si registrano, inoltre, nuovi testimoni o collaboratori di giustizia che abbiano fornito informazioni significative. In sostanza, mancano i presupposti necessari per avviare ulteriori indagini. L’ultima inchiesta condotta a Milano era stata chiusa dal giudice Clementina Forleo nel dicembre del 2000.
La dinamica dell’omicidio
Secondo quanto riportato dalla giudice, la decisione di assassinare i leoncavallini Fausto e Iaio sarebbe nata nell’ambiente della “destra eversiva”. Sono stati riscontrati “elementi rilevanti” che peserebbero sugli indagati di allora, ma questi rimangono soltanto indizi e non si sono mai trasformati in prove concrete.
Nel suo provvedimento, la giudice ha ripercorso quasi ventitré anni di indagini sull’omicidio avvenuto in via Mancinelli, esprimendo dubbi su particolari inusuali, come la scomparsa di un berretto blu macchiato di sangue rinvenuto sulla scena del crimine e mai analizzato.
Il magistrato e il criminologo
Guido Salvini, che ha svolto il ruolo di giudice istruttore nell’ambito di un omicidio negli anni ’90, dopo aver avviato il fascicolo informativo, ha suggerito un’analisi comparativa tra i proiettili coinvolti nel delitto milanese e quelli utilizzati in episodi simili verificatisi a Roma nello stesso periodo, che hanno interessato giovani militanti di sinistra.
Attualmente, insieme al criminologo Alberto Miatello, propone la creazione di una legge che stabilisca l’obbligo di conservare i reperti relativi a omicidi e stragi (sia comuni che di mafia o terrorismo) in spazi adeguati e casseforti, dotandoli di misure necessarie per evitare il loro deterioramento. Inoltre, favorisce la nomina di due magistrati per ogni tribunale che siano “direttamente responsabili della custodia”.
Questa riforma nella gestione dei reperti può rivelarsi fondamentale: se conservati con attenzione, anche dopo decenni possono “continuare a fornire informazioni” e, grazie alle tecnologie scientifiche, possono diventare determinanti per risolvere casi irrisolti.