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Ogni giorno vengono trattate e smistate cinquemila tonnellate di abbigliamento, borse, calzature, cinture e tessuti.
Una parte di questo processo è automatizzata grazie a nastri trasportatori, mentre un’altra quota è gestita da un team di quaranta lavoratori, perlopiù donne, che si occupano delle postazioni di smistamento, in totale tredici, per decidere quali articoli possono essere rivenduti nei negozi di Humana People to People in Italia, quali possono essere riciclati e quali possono trasformarsi in energia.
Ci troviamo presso l’impianto di Humana People to People Italia a Pregnana Milanese, un’organizzazione che oltre a finanziare progetti di sviluppo nel mondo, sostiene anche le comunità locali nel nostro paese.
Ieri ha avuto luogo la settima edizione di Impianti aperti, un evento in occasione della giornata mondiale del tessile circolare, realizzato in collaborazione con Assoambiente per presentare al pubblico la tecnologia innovativa e la ricerca dietro le strutture di gestione dei rifiuti, in particolare per quanto riguarda i tessuti.
Ogni giorno, trenta camion giungono qui con gli indumenti che la gente butta nei cassonetti verdi (cambiati da gialli l’anno scorso) presenti in diverse città.
Questo impianto, aperto nel 2012, rappresenta un elemento fondamentale di una filiera integrata e trasparente che è stata sviluppata in oltre 25 anni, supportata da più di 5.500 contenitori per la raccolta degli indumenti usati, sei impianti di stoccaggio, diciotto negozi, un canale e-commerce e molteplici collaborazioni con aziende del settore moda. Il progetto fu avviato a Milano nel 1998 da Karin Bolin, oggi presidente e amministratrice delegata di Humana People to People Italia, proprio in un periodo in cui i cassonetti gialli della Caritas non erano ancora presenti.
Nel 2006, è stato inaugurato a Milano il primo punto vendita di Humana Vintage. Attualmente, la città conta cinque negozi, mentre in tutta Italia se ne trovano diciotto. “Recentemente, il nostro centro ha subito un aggiornamento che lo ha reso il più grande sistema semi automatico del Nord Italia”, afferma un rappresentante. Il sistema di End of Waste permette di trasformare quasi completamente i materiali in ingresso, facendoli passare dallo stato di rifiuto a quello di prodotto commerciabile.
Questo processo ha un significato ambientale e sociale notevole.
Ma come funziona il processo di selezione? Una volta scaricati i veicoli, i sacchetti vengono posizionati su un nastro trasportatore, dove vengono separati in diverse categorie come abbigliamento, calzature, borse, lenzuola, cinture e tessuti. “Circa il 65,5% del materiale è destinato al riuso, il 27,1% viene avviato al riciclo, mentre una piccola percentuale, compresa tra il 6 e il 7%, è impiegata per il recupero energetico”, spiega Alfio Fontana, dirigente di Humana People to People.
Gli indumenti sono sottoposti a sanificazione con ozono e successivamente esaminati nel reparto di smistamento. “Abbiamo delle collaboratrici che, grazie alla loro esperienza, riescono a identificare, attraverso etichette e modelli, se i capi risalgono a più di vent’anni fa, classificandoli come vintage e indirizzandoli ai negozi per essere venduti a prezzi accessibili per tutti”, aggiunge Fontana. I proventi delle vendite sono utilizzati per sostenere progetti di sviluppo a livello globale.
Una specifica sezione, chiamata “tropical mix”, gestisce abbigliamento estivo in buone condizioni da inviare a consociate in diversi paesi africani, come Congo, Malawi, Mozambico e Kenya.